Al netto dei proclami e delle buone intenzioni, l’aiuto alle popolazioni terremotate del centro Italia e il ritardo nella ricostruzione sta diventando una pagina di vergogna nazionale e soprattutto sta cancellando un bene prezioso che ha sempre caratterizzato molti italiani nei momenti di difficoltà: la solidarietà.
Mai come questa volta milioni di persone hanno invece visto evaporare il loro aiuto, di cui non hanno più avuto notizia, e salire contemporaneamente la nebbia sottile della burocrazia e dei ritardi.
Mese dopo mese questi ritardi si accumulano, le proteste non mancano, ma i numeri confermano che non si seguono le promesse tabelle di marcia. Bel diverso il clima dopo altri terremoti, con tante iniziative private, raccolte di solidarietà e chiari bilanci sui risultati raggiunti.
I terremotati si sentono abbandonati, chi ha dato si sente truffato, i servizi TV (sempre di meno) mostrano cumuli di macerie non rimosse e sempre transennate.
E’ triste scrivere di queste cose, soprattutto ricordando i morti e gli slanci generosi di chi – particolarmente nei primi giorni – aveva contribuito a dare l’impressione di un paese unito e vicino a chi aveva sofferto di più. Invece è arrivata primavera, ma in troppi piccoli paesi del centro Italia – ora rimasti deserti – c’è ancora il silenzio, con il clima cupo dell’inverno più freddo e profondo.
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