Ventiquattro morti, e il bilancio e’ provvisorio. Un centinaio di feriti, due paesi spazzati via e altri seriamente danneggiati. Almeno 1.500 sfollati. "Qui non c’e’ piu’ niente. Solo macerie. Sembra un bombardamento". Chi e’ sopravvissuto al sisma di magnitudo 6 che ha quasi raso al suolo Arquata del Tronto e Pescara del Tronto, e danneggiato una ventina di altri centri montani, lo ripete tra le lacrime.
Parole identiche fra i soccorritori, il presidente della Camera Laura Boldrini, il governatore delle Marche Luca Ceriscioli, il ministro Graziano Delrio e chiunque attraversi le strade di questi bellissimi borghi di montagna in larga misura risparmiati dal sisma del 1997 e piegati oggi, 19 anni dopo, da nuove terribili scosse, che ancora continuano.
Fra le vittime anche dei bambini, una aveva solo 18 mesi. Corpicini esanimi tirati fuori da sotto le travi in un silenzio surreale. Altri piccoli scampati alla morte devono la loro salvezza a lacrime e lamenti, che hanno guidato le braccia dei soccorritori. Sono le 3:36 della notte quando il terremoto sorprende nel sonno centinaia di famiglie: anziani e gente del posto, ma anche tante coppie giovani con figli piccoli, emigranti di seconda o terza generazione, tornati nel paese dei nonni per le vacanze.
Arquata e Pescara del Tronto (un centinaio di abitanti ciascuna) sono borghi antichi, case di pietra costruite secoli fa su costoni di montagna come a sfidare il destino, e qui, come nelle vicine Amatrice e Accumuli, in Lazio – nella Zona 1 della classificazione sismica, la piu’ alta d’Italia nelle carte dell’Ingv – il destino e’ stato crudele. Residenti e turisti sono stati sorpresi nel sonno dalla prima ‘botta’, e poi dalla scossa di magnitudo 5.4 delle 4:33 (con epicentro in Umbria).
Per una nonna che e’ riuscita a fare da scudo ai due nipotini mettendoli in salvo, molti altri non ce l’hanno fatta. Oltre 250 vigili del fuoco, agenti della Forestale, volontari, accorsi insieme ai volontari della Protezione civile, hanno scavato per tutto il giorno fra le macerie. Hanno salvato vite, consegnato i feriti (20 quelli in gravi condizioni) alle eliambulanze e ai sanitari del Punto medico avanzato allestito a Borgo di Arquata, messo in sicurezza gli edifici pericolanti. Coordinati dalla Protezione civile nazionale attraverso la Sala operativa unificata della Regione Marche, le Soi e i Centri operativi comunali, sono partiti pochi minuti dopo l’allerta, ma varie frane sulle strade, gallerie lesionate e la conformazione impervia del terreno, insieme al buio, hanno reso tutto piu’ difficile.
Le scosse non hanno dato tregua per tutto il giorno, seminando danni in un’area vastissima della regione: da Macerata ai centri della provincia, Tolentino, Camerino, Mogliano, Gualdo, Castel Sant’Angelo sul Nera, dove 25 ospiti della casa di riposo sono stati evacuati e trasferiti in albergo. E poi ancora nel Fermano: ad Amandola il sisma ha semidistrutto un’ala dell’ospedale, di costruzione recente, e 40 degenti sono stati portati nell’ospedale e all’Inrca di Fermo. Evacuati anche 16 pazienti della Rsa di Mogliano.
Le salme delle vittime sono state composte nell’ospedale di Ascoli Piceno, dove sono arrivati anche 80 feriti. Nove, fra cui un ragazzino di 14 anni che era in vacanza a Pescara del Tronto ed e’ stato travolto dal cedimento di un muro quando era gia’ in strada, sono stati portati nell’Azienda Ospedaliera di Ancona: i pazienti in prognosi riservata sono 4, ma anche in questo caso il dato non e’ definitivo. Ora, prima che scenda il buio, si allestiscono tendopoli per la notte ad Arquata e Pescara del Tronto: i 1.500 sfollati potrebbero aumentare ancora, man mano che le verifiche di staticita’ e agibilita’ degli edifici proseguono.
Un modulo completo con 200 posti letto e’ in arrivo dall’Emilia Romagna a Montegallo, mentre nei campi attrezzati vengono allestite cucine da campo. Oltre 200 i volontari mobilitati a Fermo, Ascoli Piceno, Macerata, insieme a 200 carabinieri. In via di quantificazione i danni al patrimonio culturale: lesioni sono state riscontrate nel Duomo di Urbino (non nel Palazzo Ducale), crolli si sono avuti a San Ginesio nel convento di San Francesco e nel convento delle Benedettine. Danni alla Collegiata e all’albergo Centrale. Sono crollate tre vecchie abitazioni, ma senza danni alle persone.
A Tolentino lesionata la facciata della Chiesa di San Francesco e chiusa la piazza Mauruzi. Crollata anche la volta della chiesa del Santissimo Crocifisso ai Cappuccini. ”E’ una catastrofe” dice l’ex sindaco di Serravalle del Chienti Venanzo Ronchetti, che il 26 settembre del 1997 si trovo’ di fronte uno scenario identico nel suo paese sventrato dal sisma dell’Appennino umbro-marchigiano, anche se nella regione le vittime furono quattro (3.200 le famiglie evacuate). Anche quell’anno, erano le 2:33, la scossa (ottavo grado Mercalli) arrivo’ di notte, seguita da un terremoto del nono grado alle 11:42 del mattino. Migliaia le abitazioni, le chiese, i palazzi, le aziende e le attivita’ agricole danneggiati. E il terremoto duro’ un anno. La terra tremo’ 11 mila volte: un calvario interminabile per la popolazione, seguito da una ricostruzione ‘modello’, senza ombre, che tuttavia non poteva sanare e non ha sanato le ferite riaperte oggi, in questo settembre maledetto.
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