John Osborn sarà insieme al soprano Rosa Feola il protagonista del prestigioso appuntamento al Gran Teatro della Fenice di Venezia per il consueto Concerto di Capodanno in onda su Rai1, alle 12,25, il primo gennaio 2017. Il tenore statunitense vanta una carriera di tutto rispetto. Ha cantato nei teatri più prestigiosi al mondo dal Met di New York al Colón di Buenos Aires passando per il ROH di Londra, solo per citarne alcuni. Una vera Star della lirica su panorama mondiale.
Nell’intervista a seguire, direttamente dagli Stati Uniti, Osborn a colloquio con ItaliaChiamaItalia anticipa le arie che canterà a Capodanno, commenta il successo appena avuto al teatro San Carlo di Napoli in un Otello di forte spessore, anticipa l’appuntamento al Teatro massimo di Palermo a febbraio e confessa di non avere alcun desiderio di cantare il 20 gennaio prossimo in occasione dell’insediamento, alla Casa Bianca, del nuovo Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Quali emozioni provi nel cantare sul palco della Fenice di Venezia durante il prestigioso Concerto di Capodanno?
Sono molto onorato d’essere stato chiamato a cantare al Concerto di Capodanno alla Fenice. Dopo un successo enorme ne LA FAVORITE quest’anno, sono contentissimo di ritornare a celebrare con il popolo italiano l’inizio di un nuovo anno.
Quali sono le arie che canterai?
Canterò “Questa o quella” da RIGOLETTO di Verdi come richiesto dalla Rai e poi canterò anche “Ah, mes amis quel jour de fête” da LA FILLE DU REGIMENT di Donizetti che adoro.
Ci saranno dei duetti con il soprano Rosa Feola? Quali?
Per ora è in programma solo “Il brindisi” da LA TRAVIATA di Verdi.
Sei reduce dal successo dell’Otello al San Carlo di Napoli. Come commenti?
Dopo 16 anni dal mio debutto in Italia ne IL TURCO IN ITALIA di Rossini, ho avuto l’opportunità di mostrare l’evoluzione della mia carriera con il repertorio del “Bel canto” in un ruolo particolarmente difficile e drammatico come il personaggio di Otello, senza tralasciare il virtuosismo rossiniano.
Sei un tenore statunitense di fama mondiale, quali sono le differenze che noti con gli artisti italiani?
Le differenze sono che io come straniero devo entrare in Italia per dimostrare il mio talento nel “bel canto” per avere il giusto apprezzamento, mentre gli italiani devono andare fuori d’Italia per avere il giusto riconoscimento del talento tipico italiano.
A febbraio sarai Pollione in Norma al Teatro Massimo di Palermo. Che cosa ami di questo ruolo?
Amo la progressione del personaggio di Pollione! All’inizio è un uomo spavaldo e forte, che mostra il suo lato romantico e seducente con Adalgisa. Alla fine è un uomo distrutto, che in ultima analisi, solo quando è già troppo tardi, scopre il suo vero amore per una donna così straordinaria come Norma.
Hai una carriera sfavillante alle spalle, ma per il tuo futuro professionale cosa sogni?
In futuro mi esibirò molto in ruoli francesi come Faust, Raoul de Nangis, e Hoffmann. Tuttavia, il mio vero sogno è quello di cantare Rodolfo da LA BOHEME fino al giorno della mia morte.
Stati Uniti, Giappone ed Europa: dove senti il maggior calore da parte del pubblico?
Gli italiani mi danno più calore. E’ un pubblico che mostra l’apprezzamento senza celare emozioni, soprattutto quando mi esibisco nel “bel canto”, ma devo ammettere che Austria, Svizzera, Germania, Spagna e Francia sanno godere molto quando canto sia in francese che in italiano. Mi rattrista dirti che il molte parti del mondo la gente mi apprezza e nel mio Paese, gli Stati Uniti, il mio successo è minimo. Forse un giorno capiranno?
Quali consigli dai ai giovani cantanti lirici che sognano una carriera ai massimi livelli?
Non smettere mai di lavorare duro per essere il migliore e lo si può essere tutti i giorni. Se credi di avere le qualità necessarie, si può sempre trovare un modo per continuare a cantare. Molte porte che oggi si aprono a voi possono un giorno chiudersi. Non lasciate che questo vi scoraggi. Necessita essere la migliore versione di se stessi, come persona così come artista… e si trova la propria strada.
Sei sempre d’accordo con quello che i critici scrivono su di te?
Raramente ho trovato che un critico ha accuratamente riportato quello che è realmente accaduto in una performance. La maggior parte di loro ha trovato una formula che sembra dimostrare autorità: di solito inizia con un commento negativo, seguito quasi subito da uno positivo. Alla fine, la maggior parte di loro in realtà non hanno competenza in materia di musica classica e non sanno godersi uno spettacolo. La maggior parte delle recensioni sembrano provenire da blogger, ma da quelli incompetenti.
Un tuo giudizio sul nuovo Presidente degli USA, Donald Trump?
Non mi piace mescolare la politica con l’arte.
Canteresti per il concerto che il 20 gennaio prossimo si terrà in occasione del suo insediamento alla Casa Bianca?
No.
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