Grande attenzione per La Traviata al Teatro Massimo di Pescara il prossimo 5 Maggio. Un progetto giovani promosso dall’Impresa Lirica Tamagno che vede illustri nomi coinvolti come il regista Alberto Paloscia, reduce dal successo al Teatro Nazionale di Belgrado e la direzione del noto Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli.
Accanto a questi due importanti uomini un vero talento: Giuseppe Raimondo. Tenore torinese con doti vocali notevoli che ha già riscosso successi importanti e che ha gli occhi degli addetti alla lirica puntati addosso, poichè la sua voce sembra essere una vera rarità.
Nell’intervista a seguire il tenore Raimondo nel raccontare a ItaliaChiamaItalia il “suo” Alfredo Germont, anticipa curiosità dell’attesa Traviata e racconta i suoi obiettivi lavorativi con grande determinazione e consapevolezza.
Come sarà il tuo Alfredo Germont, ne La Traviata in scena la Teatro Massimo di Pescara? Qualche anticipazione sulla regia?
Alfredo Germont è un giovane di buona famiglia, che si innamora di Violetta Valery (Valentina Iannone), bella frequentatrice delle feste parigine. Tradizionalmente questo personaggio è identificato come il bamboccio nelle mani del padre, incapace di prendere decisioni, impulsivo e poco maturo nella gestione del suo amore per Violetta. L’Alfredo però a cui abbiamo dato forma non è completamente passivo agli eventi, anzi ha dei veri e propri slanci vitali, cercando di non rimanere intrappolato da ciò che il padre si aspetta. Lo slancio vitale però matura totalmente, come nelle migliori tragedie, al termine dell’opera. Il dolore per la morte della donna amata lo renderà sicuramente un uomo migliore e non più il giovane di buona famiglia incapace di gestire la propria esistenza, compiendo un vera e propria evoluzione esclusivamente quando compare il rapporto con il dolore. La regia è di impronta tradizionale in piena sinergia con l’impianto scenografico ed i costumi.
Un tuo commento su Verdi?
Giuseppe Verdi fu uomo di teatro, profondo conoscitore di ogni drammaturgia a cui si appoggiava per la creazione delle sue opere. Nella Traviata si rivolge all’ambiente contemporaneo e al tema amoroso intrecciato con quello della denuncia dei pregiudizi e ipocrisie della società borghese, di cui egli stesso era rimasto vittima nella sua relazione con la Strepponi. Il Maestro frequentò tra il 1847 e il 1849 i teatri di boulevard, in cui si davano pièces teatrali popolari le quali sicuramente influenzarono lo stile drammaturgico verdiano. Quando nel 1852 fu messa in scena la versione teatrale di “la dame au camelias” di Camus, ovviamente Verdi si trovava a Parigi.
Come nasce la tua passione per la lirica?
La passione nasce grazie ad una divertente opera buffa “Il campanello dello speziale” di G. Donizetti, avevo 16 anni e mi trovavo dietro le quinte del Teatro Nuovo di Torino, allievo del liceo teatrale, ma completamente avulso al mondo dell’opera. La domanda che banalmente mi venne in mente fu come fosse possibile che da un corpo umano potesse uscire un suono così affascinante. Da quel momento è scoccata la scintilla.
Quale messaggio invii ai giovani come te che ritengono la lirica un genere un po’ agée?
La nostra missione deve essere quella di riportare curiosità ed interesse, esclusivamente questo. Il mio appello è alle istituzioni. La mia esperienza è significativa; l’istituzione scuola insieme a quella teatro, mi hanno fornito i giusti mezzi per apprezzare e comprendere che il teatro lirico è una performance completa e di altissima spettacolarità.
Dicono che hai una voce meravigliosa e talento da vendere…
E’ difficile commentare! Cerco di dimostrarlo “sul campo”, di lavorare sempre al massimo e di rimanere con i piedi per terra.
Quali sono i compositori che più ami?
I compositori che più amo sono Verdi, Puccini e Bizet, nei quali fortunatamente ci sono tanti ruoli adatti alla mia vocalità.
Quali sono i ruoli che vorresti debuttare?
Tendenzialmente i ruoli che prediligo sono ruoli lirici tendenti allo spinto, anche se la mia età non mi permette ancora di affrontare determinati spartiti. Turiddu in cavalleria rusticana, Don Alvaro in Forza del destino, Calaf di Turandot, arrivando ad Otello.
Quali i tuoi obiettivi per la carriera?
La musica e il teatro sono la mia vita e fortunatamente il mio lavoro. Gli obiettivi devono essere sempre di un certo livello, cercando di non abbassare mai l’asticella delle proprie aspirazioni. E’ normale che per un cantante poter raggiungere stabilmente la frequentazione lavorativa di alcuni enti lirici sia la priorità e il sogno più grande.
C’è un tenore del panorama lirico italiano o estero al quale ti ispiri?
Sono un grande estimatore di alcuni tenori del passato in primis Di Stefano, Del Monaco, Corelli con caratteristiche molto diverse tra loro, ma con una grandissima personalità e con doti attoriali di primissimo livello. Questo credo sia il mix giusto di qualità da cui poter ispirarsi per quanto possibile, senza diventare o farsi etichettare come figurina.
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