"Ci riserveremo il diritto di sporgere denuncia contro l’insabbiamento dei 50 mila sostenitori del nostro gruppo Facebook "Le 5 prove dell’omicidio di Luigi Tenco" (www.facebook.com/group.php?gid=53055182670), da dieci anni impegnato a far emergere la verità sulla morte del cantautore Luigi Tenco, avvenuta in circostanze mai chiarite il 27 gennaio 1967, durante lo svolgimento del noto festival della canzone italiana, a Sanremo. E’ quanto comunica in una nota Giuseppe Bità, Responsabile del sito Luigi Tenco 60’s.
"Da qualche settimana – prosegue Bità – il social network aveva notificato che stava per essere archiviato il vecchio formato del gruppo, e che in tale operazione tutti i membri iscritti sarebbero andati perduti. Azzeramento che puntualmente è avvenuto il 24 agosto scorso.
"Bisogna precisare – si legge ancora – che oltre al danno morale, quello che ovviamente fa più male, c’è anche un danno materiale, dato che il gruppo è stato promosso attraverso inserzioni a pagamento a favore della società di Palo Alto che gestisce il network sociale".
"Soldi – precisa Bità, incassati da Facebook alfine di promuovere il gruppo e le tesi di coloro che non ha mai creduto al suicidio di Tenco e alla lacunosa versione ufficiale. "La nostra petizione per chiedere la riapertura del caso, di cui si sono occupati tg e giornali nazionali, ha trovato l’adesione della criminologa Roberta Bruzzone e della cantante Orietta Berti, testimonials della nostra causa. Ad oggi sono stati presentanti esposti alla Magistratura, al Consiglio dei Ministri e alla Corte Europea dei diritti dell’uomo". "Questo insabbiamento telematico – conclude Bità – segue, a distanza di anni, quello sulle prove dell’omicidio di Luigi Tenco".
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