Era il 14 giugno 2011, quando una sessantina di artisti e lavoratori dello spettacolo entrarono al Teatro Valle, storico palcoscenico del centro di Roma, per ‘riprendersi la cultura’. Era un momento critico, per il teatro che si temeva potesse diventare un bistrot, e per la cultura in Italia, piegata dai tagli.
Oggi sono passati dodici mesi e il Valle Occupato e’ ‘tornato alla città’, più vivo che mai, aperto 24 ore su 24, con numeri da palcoscenico internazionale: 258 serate, 100 mila spettatori, 1780 artisti, 16 permanenze, 1040 ore di formazione professionale, 25 mila firme a sostegno dell’occupazione, 39 mila contatti su Facebook e 11 mila su Twitter, 1.500 visitatori, tra cittadini e progetti scolastici, 50 visite guidate. Su questo palco sono venuti in lunghe serate fiume, tra i molti, Andrea Camilleri, Jovanotti, Franca Valeri, Nanni Moretti, Alessandro Bergonzoni, Elio Germano, Fabrizio Gifuni, Silvio Orlando. Si sono esibiti Stefano Bollani, Paolo Rossi, Renzo Arbore, Subsonica, Fausto Paravidino, Alessandro Haber, Elisabetta Pozzi ed Emma Dante. Sostegno e’ arrivato dall’estero, con il regista tedesco Thomas Ostermeier, il Belarus Free Theatre, la rete dei Teatri d’Europa, il Royal Court di Londra, il Theatre du Soleil, la Biennale d’arte di Berlino.
Alle 18 del pomeriggio, quando l’ANSA entra per un visita d’eccezione, e’ in corso l’assemblea per il calendario dei tantissimi eventi che dal 13 giugno al 5 luglio celebreranno il primo anno di occupazione. ‘Li annunceremo in una conferenza stampa lunedi”, racconta Laura, 31 anni, attrice, venuta qui da Bologna un anno fa ‘solo per una settimana’ e mai piu’ andata via. Tra le poltrone rosse in velluto della platea del Valle, gioiello settecentesco della citta’, mentre coppie di turisti entrano rapite dagli affreschi complimentandosi con i ragazzi al lavoro, uno dopo l’altro, sotto uno striscione che ricorda ‘com’e’ triste la prudenza’, arrivano anche Alessandro, pure lui attore, 37 anni; Mauro, 45, macchinista; Claudia, 29 anni, addetta alla comunicazione; Andrea, 39 anni, che offre la sua esperienza bancaria per il lato giuridico-economico. In tutto, raccontano, oggi sono 850 i volontari che si sono presi cura del Valle, chi in pianta stabile, anche a dormire nei camerini per mantenere l’occupazione. Chi, come i residenti del quartiere, quando puo’, tra pulizie e assistenza per le serate.
‘Si decide tutti insieme – spiegano – non per votazione, ma con assemblee anche di 7 ore. Piu’ che prendere una decisione rapidamente, a noi interessa che tutti ne capiscano le motivazioni’. Come in questo momento, in cui si discute il festeggiamento. ‘Sara’ un ‘matrimonio messicano’ per raccontare tutte le esperienze che abbiamo vissuto quest’anno – dice Andrea -. Avremo dibattiti, assemblee, musica, laboratori, rassegne di teatro come Sostanze volatili o eventi straordinari come un raduno di 100 organetti tutti insieme a suonare al Valle’. In un anno, proseguono, ‘la situazione all’esterno non e’ cambiata. Noi stiamo cercando di dare spazio alle produzioni indipendenti, anche di cinema, di riportare l’attenzione sui lavoratori dello spettacolo. In un certo senso abbiamo anche ripreso le linee del soppresso Eti con le collaborazione europee. Tutto da noi sovvenzionato. In fondo al Comune conviene: a noi paga solo le bollette, ma per offrire una stagione del genere alla citta’ avrebbe dovuto sborsare milioni di euro’.
Insomma, il termine ‘occupazione’ qui ha cambiato significato. ‘Oggi vuol dire apertura’, ribadiscono, tanto che il progetto dell’anniversario e’ di portare alcuni eventi anche all’esterno, nella periferia della citta’. Ad aprire la festa, il 13 giugno, sara’ pero’ l’Assemblea dei Beni Comuni, cui parteciperanno Salvatore Settis e Stefano Rodota’, per tornare a parlare di futuro, con una ‘forma nuova di istituzionalita’ creata dal basso, per un sistema giuridico economico radicalmente innovativo’. Da Roma al Garibaldi di Palermo, il Coppola di Catania, il Marinoni di Venezia, La balena di Napoli e Macao a Milano: l’occupazione del Valle in un anno ha fatto scuola dimostrando ‘che e’ possibile un modello che vada al di la’ del pubblico e del privato e che veda i cittadini prendersi cura di un bene comune, in questo caso un teatro, ma puo’ essere anche una scuola, un ospedale’. Da qui l’idea dello Statuto, in lavorazione ma pubblicato e commentabile sul web. E della Fondazione Teatro Valle Bene Comune che e’ gia’ a buon punto: in sei mesi sono gia’ 3.800 i soci fondatori e 120 mila euro raccolti con le sottoscrizioni per gli spettacoli. Bisogna arrivare a 250 mila euro per fare domanda al Prefetto e aspirare all’assegnazione ‘ufficiale’ del Valle. ‘Intanto – assicurano – continueremo a tenerlo in vita, prendendocene cura e aprendolo alla citta’, anche d’estate’. Per l’anno prossimo, concludono, ‘vorremmo sfruttare la rete dei teatri occupati e aprirci ancora di piu’ all’Europa’.
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