Antonio Di Pietro, ex ministro delle infrastrutture, parlando a Radio Cusano Campus, a proposito di Tav ha detto: “Come sempre è finito tutto a tarallucci e vino. In un Paese normale quando dopo le elezioni due forze concorrenti con un programma opposto non hanno la maggioranza si torna a votare, nel nostro invece si mettono insieme cani e gatti pensando di poter fare cagnolini”.
“Sulla Tav hanno trovato la scusa per dire che il bicchiere mezzo pieno l’ha vinto uno piuttosto dell’altro. I bandi sono partiti, anche se li hanno chiamati con un altro nome, dopodichè ci hanno inserito una clausola che serve soprattutto a far scappare gli investitori. Alla gara si presenteranno quelli che hanno più interessi finanziari che interessi di alta qualità imprenditoriale”.
“E’ dai tempi dei romani che si studiavano le grandi vie per unire il Sud al Nord, quest’idea delle linee transnazionali è da millenni che si pone il problema, adesso con la tecnologia c’è questa possibilità, non capisco perché non si voglia fare. Finchè non hai le rotaie in modo efficiente è logico che le merci non ci passano. Non interessa solo l’Italia, ma lo snodo europeo tra est e ovest. E’ giusto che anche gli altri Paesi contribuiscono, ma da qui a dire: ‘non voglio non voglio’, vuol dire semplicemente voler rimanere chiusi nel proprio recinto”.
“Quella che hanno fatto è stata una furbata, un artifizio per prendere tempo e aspettare le elezioni europee. La cosa certa è che di noi ridono sempre di più e ci prendono sempre in giro. Alla fine la Tav si farà, ma più tardi si farà e peggio è. Analisi costi-benefici? Dipende da cosa si intende per costi-benefici. E’ chiaro che quest’opera non avrà benefici immediati. Quando gli antichi romani hanno fatto l’Appia e l’Aurelia ci hanno rimesso qualcosa in termini di costi, però le stiamo usando ancora adesso”.