Il passaggio alla Camera del provvedimento in materia di “Modifiche al codice della strada” è l’ennesima occasione per adottare con uno specifico emendamento, da me presentato e firmato anche dagli altri colleghi del PD eletti all’estero, un intervento risolutivo dei numerosi problemi che il Decreto Sicurezza (dl 113/2018, convertito dalla legge 132/2018) ha creato in tema di targhe automobilistiche estere ai familiari residenti in Italia di cittadini iscritti all’AIRE, ai frontalieri e ai lavoratori stagionali, che hanno un’importante funzione di supporto di molte nostre attività d’impresa.
L’avevo già fatto con diversi atti parlamentari – interrogazioni, emendamenti al decreto Sicurezza bis -, ma la maggioranza e il Governo, pur riconoscendo l’obiettività e la rilevanza delle questioni poste, tant’è che su alcuni aspetti è dovuto intervenire d’urgenza con atti amministrativi, ha finora rinviato a successivi provvedimenti o si è trincerato dietro la formula capziosa dell'”inammissibilità”, sfuggendo di fatto a concrete responsabilità.
A chiarimento di chi legge, le cose stanno in questo modo.
Con l’obiettivo, certamente condivisibile, di contrastare il fenomeno della cosiddetta esterovestizione dei veicoli, il primo decreto Sicurezza (legge 132/2018) all’articolo 29-bis, novellando l’articolo 93 del codice della strada, ha stabilito il divieto, a chi ha stabilito la residenza in Italia da oltre sessanta giorni, di circolare con un veicolo immatricolato all’estero. Questa norma, però, ha finito per colpire soprattutto i nostri lavoratori all’estero e le loro famiglie.
Con il mio emendamento, questa volta al provvedimento in materia di “Modifiche al codice della strada”, chiedo che da tale divieto siano esclusi i componenti del nucleo familiare residente in Italia di un cittadino iscritto all’Aire il cui veicolo è immatricolato all’estero e concesso in comodato d’uso gratuito; i soggetti residenti anagraficamente in altro stato membro dell’Unione europea che si trovano in Italia per svolgere attività lavorative stagionali e che conducono i veicoli nella loro disponibilità immatricolati all’estero; i lavoratori frontalieri residenti in Italia che prestano un’attività di lavoro dipendente, in via esclusiva e continuativa, a favore di un datore di lavoro estero e che quotidianamente si recano all’estero in Paesi confinanti (Francia, Svizzera, Austria, Slovenia e San Marino, Stato Città del Vaticano) e in Paesi limitrofi (Principato di Monaco).
Giova ricordare che i cittadini italiani all’estero che non sono in regola con l’iscrizione all’AIRE (obbligatoria per coloro che risiedono e lavorano all’estero per periodi superiori a 12 mesi), in base alle nuove norme, rischiano sanzioni molto pesanti se trovati alla guida di un veicolo con targa estera.
Poiché ora la materia toccata con l’emendamento è del tutto omogenea con la natura del provvedimento che la prossima settimana sarà all’esame dell’Aula, spero che nessuno voglia aggirare le sue responsabilità.
Per il bene dei connazionali, mi auguro, anzi, che possa essere questa l’occasione non solo per rimediare a un errore, ma anche per dimostrare con i fatti un’attenzione verso gli italiani all’estero che, francamente, da parte di governo e maggioranza è finora mancata.