Tre deputati Pd, tutti e tre eletti nella ripartizione Europa, in una nota congiunta giudicano la manovra di bilancio “avara ed amara per gli italiani all’estero”, nonostante i 350 nuovi impiegati per la rete consolare, nonostante sia stata salvata dai tagli all’editoria la stampa italiana all’estero, nonostante l’aumento di stipendio ai contrattisti, nonostante…
Eppure Laura Garavini, Angela Schirò e Massimo Ungaro ritengono che nella manovra, “anche in materia di sicurezza sociale”, ci sia pochissimo. “Il maxiemendamento approvato dal Senato ignora le rivendicazioni dei nostri connazionali e rimanda a futuri decreti le promesse sull’aumento dell’importo dell’integrazione al minimo e sull’introduzione della flessibilità dell’età pensionabile (Quota 100 ed Opzione donna)”.
E ancora, la manovra “non chiarisce se la cosiddetta pensione di cittadinanza di 780 euro verrà erogata a chi ne avrà diritto, pur risiedendo fuori dal territorio nazionale”. “Ed infine la manovra non chiarisce se la Quota 100 (vale a dire la possibilità di andare in pensione a 62 anni di età con 38 anni di contributi) potrà essere maturata con il meccanismo della totalizzazione in convenzione (noi riteniamo di sì in virtù del diritto e delle convenzioni internazionali) oppure no”.
Insomma, al di là della supercazzola che ci propongono Garavini e compagni, a noi sembra che i dem siano rimasti senza argomenti. La verità è che in manovra c’è tanto, tantissimo per gli italiani all’estero. Lo sanno anche loro, infatti utilizzano un tono timido, di chi non può far altro che prendere atto dell’ottimo risultato ottenuto per i nostri connazionali residenti oltre confine. A questo punto, forse sarebbe stato meglio il silenzio.