La giornalista Milena Gabanelli è intervenuta questa mattina nel corso del programma “Genetica Oggi” condotto da Andrea Lupoli su Radio Cusano Campus.
“Diminuiscono le prestazioni specialistiche e di conseguenza si allungano le liste di attesa, sembra un paradosso ma una è la conseguenza dell’altra. Uno si chiede perché avviene questo, la risposta è che banalmente finiscono i soldi. Ogni struttura ha un budget assegnato dalla regione stabilito sulla base di quanto fatto l’anno precedente e una volta finiti i soldi, fine. Il rischio nel pubblico è che il dirigente rischi il posto mentre nel privato convenzionato il rischio è che non venga più rimborsato e quindi ci rimetta di suo.”
“Il privato convenzionato però programma la sua attività per fare soltanto, o principalmente, le prestazioni molto remunerative e le altre come le visite per esempio che vengono pagate poco sono sbolognate di fatto poi nel pubblico. Il sistema sanitario pubblico invece sa programmarsi male. Non c’è un controllo puntuale sul bisogno di salute e i soldi a disposizione”
“C’è tanta inefficienza, tanto spreco e molto furto. Come uscirne? Non sono una cima ma non è complicato, dentro il Ministero della Salute ci sono già le competenze e le risorse, non costa un euro in più, basta attivarle. Per fare che cosa? Per verificare struttura per struttura come spendono i soldi, come si programma e punire quando vengono fatti interventi non appropriati per avere il rimborso. In questo modo tutto sarebbe più efficiente e un uso del denaro pubblico più finalizzato alla tutela della salute del paziente.”
“C’è Agenas nel Ministero che potrebbe fare tutto questo ma si spendono soldi per consulenze esterne, questo accade perché le Regioni non vogliono, sono le prime a preferire un soggetto esterno con cui magari mettersi d’accordo. Le resistenze nascono da li: da una parte il Ministero con motivi che non si capiscono dall’altra le Regioni che preferiscono farsi i fatti loro.”
“A mio parere sarebbe ideale investire nella sanità pubblica per arginare il problema legato al fatto che se ne vanno i migliori e i migliori diventano attrattivi per il privato che poi cerca di fare fatturato. In questo modo non si misura più il livello effettivo di bisogno di salute. Allora tanto vale farla finita con il servizio sanitario pubblico, si vada verso il privato e buonanotte al secchio, poi lo rimpiangeremo ma sarà tardi. Ci vuole veramente un faro attento e curato, si può presidiare, cavolo abbiamo il miglior servizio sanitario al mondo (sulla carta) ma se non si presidia…”