La pazienza, alla fine ha pagato. Hanno dovuto aspettare 15 anni, ma alla fine i 50mila risparmiatori italiani che non avevano accettato compromessi sui tango bond riceveranno un rimborso pari al 150% del capitale investito. Buenos Aires paghera’ 1,35 miliardi di dollari a fronte di un valore originario delle obbligazioni di 900 milioni. L’accordo, si legge in una nota dell’Abi, fa seguito ai negoziati tra l’Argentina e la Task Force dell’Abi (Tfa) finalizzati alla conclusione "dell’annosa questione e segna un significativo passo in avanti nella risoluzione dei problemi del debito sovrano dell’Argentina". Per gli obbligazionisti italiani che hanno investito prima del default del dicembre 2001 si prospetta un "congruo risarcimento".
Nicola Stock, presidente della Task Force Argentina, ha firmato l’accordo preliminare questo fine settimana a New York e commenta nella nota: "Dopo lunghi anni siamo lieti di vedere questa vicenda concludersi in maniera tale da portare ad una risoluzione equa delle richieste degli obbligazionisti italiani. Apprezziamo la volonta’ dell’amministrazione del presidente Macri in Argentina di muoversi rapidamente e con maturita’ per affrontare questo problema di lungo corso". Per la definizione dell’accordo, si spera di chiudere "nei prossimi mesi, con un pagamento tra maggio e giugno".
A restare molto delusi saranno circa 400mila risparmiatori italiani che nel 2005 e nel 2010 hanno accettato un taglio al valore dei tango bond del 70% con un allungamento delle scadenze. Per loro non ci dovrebbero essere vantaggi dall’accordo di questi giorni. I titoli contengono clausole di azione collettiva che richiedono maggioranze molto difficili da raggiungere. Inoltre a fine 2014 e’ scaduta la clausola che, in caso di trattamenti migliori riservati ad altri obbligazionisti da’ diritto di chiedere le stesse condizioni.
Con questa decisione il nuovo governo guidato dal presidente Mauricio Macri, che ha messo fino all’era di Nestor e Cristina Kirchner, vuole archiviare questa vicenda e riconquistare l’accesso ai mercati finanziari globali. Risolvere il contenzioso sui tango bond con tutti i creditori internazionali e’ un passaggio fondamentale per restituire credibilita’ al Paese.
Occhio comunque a cantare vittoria troppo presto.
L’accordo firmato oggi è infatti vincolato all’approvazione dello stesso da parte del Parlamento argentino. Ecco, la vera incognita è data dal fatto che “Cambiemos”, il partito di Macri, è in minoranza nel legislativo argentino.
Mentre alla Camera al presidente argentino basterà convincere l’ex kirchnerista/peronista Sérgio Massa, per far approvare l’accordo firmato con Roma al Senato Macri dovrà venire a patti anche con qualche peronista del Frente para la Victoria kirchnerista. Un’impresa tutt’altro che facile.
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