“Se la ricerca di nuove opportunità ha portato molti connazionali lontano dall’Italia, il richiamo e l’esigenza di riscoperta delle proprie origini sono alcune delle ragioni più profonde che li portano a tornare volentieri nei paesi da dove sono partiti o da cui provengono i loro genitori o i loro nonni”. Così si esprime l’On. Alessio Tacconi (PD) eletto nella Circoscrizione Estero che ieri ha partecipato, quale relatore nella tavola rotonda sul “Turismo di ritorno” alla XII edizione delle Giornate dell’Emigrazione organizzata dall’ASMEF”.
“Si calcola – osserva Tacconi – che siano circa 80 milioni le persone di origine italiana nel mondo che, pur ben inseriti nel contesto economico, culturale e sociale dei paesi di accoglienza, continuano a sentire vivo il richiamo del Bel Paese, dei suoi valori, delle sue tradizioni, di quell’atmosfera che, nonostante tutto, li fa sentire a casa loro ogni volta che possono tornare”.
“E sono molti quelli che, periodicamente, tornano, ma molti di più potrebbero essere se, a cominciare dai comuni e dalle Regioni, si mettessero in pratica politiche di accoglienza turistica non tradizionale, ma dirette soprattutto al recupero degli itinerari della memoria e degli affetti, che tanto fascino esercitano ancora nel cuore e nell’anima dei nostri connazionali emigrati”.
“Ci hanno preceduto, nello sviluppo di queste politiche, paesi come la Scozia e l’Irlanda, dove già da tempo si propongono pacchetti turistici che comprendono ricerche d’archivio sulla famiglia nel paese d’origine, la costruzione dell’albero genealogico e la guida nei luoghi in cui è stata intessuta la storia dei loro antenati. Il turismo di ritorno, dunque, rappresenta una straordinaria risorsa che il nostro Paese deve sviluppare, come ricerca e recupero delle proprie radici da parte di chi è partito e, perché no, come impulso al turismo e all’economia italiana”.
“L’Italia – prosegue il Deputato – ha poi un altro elemento peculiare su cui fare leva per incoraggiare questo fenomeno che è l’immenso patrimonio immobiliare posseduto in Italia dai nostri connazionali residenti all’estero, sul quale a più riprese ho focalizzato la mia attenzione e la mia attività politica con atti di indirizzo e con proposte di legge intese ad alleviare la pesante imposizione fiscale che grava su di essa”.
“Si tratta, nella maggior parte dei casi, di immobili che i nostri connazionali residenti all’estero hanno ricevuto in eredità o che hanno costruito, con il proposito di tornarvi periodicamente, a costo di grandi sacrifici che rischiano di essere vanificati dalla pesante tassazione a cui è soggetta in Italia la proprietà immobiliare ed in particolare quella dei cittadini residenti all’estero, che ne usufruiscono solo sporadicamente. In tal modo quello che dovrebbe essere simbolo e ragione di un legame tangibile e concreto con l’Italia rischia di diventare il pesante fardello di cui disfarsi nel più breve tempo possibile per sancire un doloroso abbandono e, per così dire, il taglio definitivo di ogni vincolo di appartenenza”.
“Sarebbe veramente un peccato, perché si corre il rischio di lasciare nel completo abbandono un patrimonio che invece, opportunamente valorizzato, attraverso lavori di manutenzione e conservazione, oltre a dar fiato alla nostra economia, rafforzerebbe quei legami affettivi, il richiamo delle proprie origini che, essenza stessa dell’identità nazionale, sono anche il più potente volano non solo del cosiddetto turismo di ritorno, ma, più in generale, dell’intero Sistema Paese”.
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