Stimato Signor Console Alaimo,
mi dispiace doverLa contraddire sulla vendita della Casa d’Italia di Lucerna che, a dir la verità, non doveva mai essere messa all’asta, in quanto parte integrante della comunità italiana della Svizzera centrale e tale sarebbe dovuta rimanere. Invece, si è voluto sottrarre un immobile dall’inestimabile valore umano-storico-culturale, svendendolo al miglior offerente.
Potremmo paragonare quest’operazione insensata e poco lungimirante a quella di un figlio che viene sottratto ai genitori, per discutibili motivi, senza pensare alle conseguenze negative per il bambino e la sua famiglia.
La comunità italiana di Lucerna e dei cantoni limitrofi era riuscita, con grande impegno, a presentare le garanzie bancarie del prezzo d’asta migliorativo al Ministero. Si precisa che già lo scorso agosto quando l’asta non era stata ancora ufficializzata, al Console era stato chiesto di posticiparla di almeno un mese, per permetterci di completare le procedure per ottenere il finanziamento necessario all’acquisto dell’immobile.
La nostra offerta, redatta da un legale, conteneva chiaramente e senza equivoci la richiesta di compera dell’edificio da parte della “Cooperativa Casa d’Italia”. Purtroppo ogni sforzo è stato inutile, perché alla fine siamo stati presi solo in giro e traditi senza nessun rimorso. A ogni buon conto, tutta la documentazione è visibile su www.casaditalialucerna.ch.
Dobbiamo, inoltre, sottolineare che da quando è stata chiusa la Casa d’Italia, cioè dal 27.1.2017, a Lucerna non si è fatto vedere nessun funzionario dello Stato, nè da Zurigo né da Berna, nè tantomeno dalla Farnesina. Siamo stati, in poche parole, abbandonati al nostro destino. Ecco la cruda verità.
Eppure l’ex Senatore Claudio Micheloni nella sua interrogazione parlamentare del 27.3.2017, sempre sulla questione casa d’Italia Lucerna, giustamente faceva notare al Sottosegretario agli Esteri quanto segue: «Le Comunità italiane all’estero meritano un giusto riconoscimento perché in alcuni casi hanno collaborato economicamente e con forza lavoro alla nascita del patrimonio immobiliare dello Stato all’estero».
Il Sottosegretario, a sua volta, rispondeva con le seguenti testuali parole: «Nel precisare che non è stata finora adottata alcuna decisione sulla vendita, vorrei rassicurare che l’amministrazione – nel pieno rispetto delle prescrizioni normative vigenti – terrà conto anche degli interessi della comunità italiana di Lucerna, prima di assumere una decisione definitiva sul futuro dell’immobile».
La collettività italiana contava moltissimo su tale affermazione del Governo, credendo che qualcuno a Roma avesse a cuore i nostri interessi, invece si è verificato uno scaricabarile assoluto da parte delle Istituzioni.
D’altra parte la Casa d’Italia di Lucerna non è stato l’unico immobile sottratto agli italiani che vivono oltre confine. La stessa sorte è capitata anche agli edifici demaniali di Locarno e di San Gallo.
Stimato Console Alaimo, da Lei ci saremmo aspettati una maggiore attenzione, insieme al Capo Missione a Berna, affinché l’immobile potesse essere acquistato dalla Comunità italiana della svizzera centrale, che aveva fornito tutte le garanzie necessarie. Invece non è successo niente di tutto ciò e adesso è poco elegante da parte Sua cercare di lavarsi le mani come Ponzio Pilato.
Ippazio Calabrese
Consigliere esecutivo Com.It.Es. Zurigo.