Caro Direttore,
nessuno avrebbe mai immaginato che la Casa d’Italia di Lucerna sarebbe stata messa all’asta. Il simbolo e il punto di riferimento della comunità italiana della Svizzera centrale finirà nelle mani di qualche affarista. Eppure fino a qualche mese fa l’On. Alessio Tacconi del PD e i due membri del Comites di Zurigo, Nicola Colatrella e Ippazio Calabrese, eletti con i voti della Lista Unitaria di Lucerna, avevano diffuso notizie di vittoria.
Infatti a Lucerna e dintorni tutti elogiavano Tacconi che grazie al suo intervento, attraverso una semplice interrogazione parlamentare, aveva ottenuto il congelamento della suddetta vendita. Proprio bravo l’on. Tacconi!
Però nessuno ha approfondito il significato del termine congelare.
Nel linguaggio burocratico non è altro che rinviare una decisione già presa, per un breve periodo, in poche parole equivale a far calmare le proteste per poi mettere in pratica quello precedentemente deciso. E così è stato per la Casa d’Italia di Lucerna.
Pertanto se il suddetto immobile andrà a finire nelle mani di qualche speculatore, dobbiamo dire grazie all’incapacità dei parlamentari eletti all’estero del PD, nella ripartizione Europa, che erano stati tutti contattati insieme al CGIE e al Comites di Zurigo.
La comunità italiana di Lucerna non meritava una tale, sconcertante presa per i fondelli da parte di chi ha il compito di difendere le esigenze, gli interessi e le problematiche degli italiani che vivono oltreconfine.
Era necessario che si trovassero degli imprenditori, interessati a investire in un progetto serio, creando una fondazione affinchè la sopraccitata Casa d’Italia (con un valore di circa 2 milioni di CHF) diventasse un centro culturale italiano della Svizzera centrale, etc. E a quel punto non c’era bisogno di un’asta, lo Stato italiano avrebbe venduto direttamente a costoro l’immobile, che restava comunque al servizio della collettività italiana.
C’è da chiedersi, a questo punto, a cosa servano e quale sia l’utilità di questi organismi dell’emigrazione, come i Comites, il CGIE o i parlamentari della Circoscrizione estero, quando il loro potere nelle trattative con lo Stato italiano è uguale a zero?
Sarebbe proprio il caso di risparmiare questa ingente somma di denaro, spesa inutilmente per i loro stipendi di parlamentari, senza nessun profitto per gli italiani all’estero!
Rocco De Luca, Svizzera
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