Raramente capita di ascoltare una campagna di “lecchinaggio” così smaccatamente demagogica come quella che la gran parte delle testate giornalistiche e TV ha incensato nei confronti del premier Matteo Renzi nelle ultime settimane e soprattutto in occasione del suo primo anniversario al governo. L’Italia doveva cambiare in 100 giorni e intanto un anno è già passato. I fatti sono drammaticamente più chiari delle parole e dei turiboli incensanti.
Intanto segnatevi che per Renzi il Jobs Act porterà 200.000 posti di lavoro in un anno. Segnatelo, perché credo resterà una delle sue tante bufale, così come non basta parlare di “riforme” tirandone fuori una alla settimana per effettivamente farle; un anno dopo il debutto quanto fatto rispetto a quanto promesso non rappresenta neppure il classico topolino.
Al concreto: dov’è la riforma della pubblica amministrazione? Dove sono i risparmi e i tagli di spesa pubblica, dove sono le “semplificazioni” di cui si è letto tanto, ma che sono alla fine risultate cose minime, ridicole, nulla di sostanziale? Forse è mutato l’atteggiamento del governo verso le lobby delle autostrade, delle assicurazioni, dei taxisti, dei farmaci, dei petrolieri?
Funziona forse meglio la sicurezza interna e internazionale rispetto ad un anno fa? Sono migliorati i servizi? E come mai non decolla il PIL se il 2015 doveva essere l’anno della svolta? Sono stati risolti i dubbi della Corte Costituzionale rispetto alla legge elettorale? Soprattutto, che mostro di nuova Costituzione uscirà da un dibattito politico così caotico e sfilacciato?
*ex deputato PdL, già sindaco di Verbania
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