Dopo l’esito positivo del controllo delle cinquemila firme da parte del Consiglio regionale dell’Abruzzo, che ha certificato il raggiungimento della soglia necessaria al deposito della proposta di legge sul “suicidio assistito” Liberi Subito, è arrivata nelle scorse ore anche la comunicazione della ricevibilità, da parte della Regione, della proposta di legge elaborata dall’Associazione Luca Coscioni. Il testo mira a definire tempistiche e procedure certe per i malati in possesso delle condizioni dettate dalla Consulta (vedi approfondimento), evitando loro anche un calvario giudiziario quando ostacolati da eventuali ostruzionismi delle aziende sanitarie locali.
Ne danno notizia i Promotori dell’Associazione Luca Coscioni Riccardo Varveri, Gianluca Di Marzio e Paride Paci, che ringraziano nuovamente tutti i cittadini che hanno aderito alla campagna, i volontari, le organizzazioni aderenti e gli uffici regionali per disponibilità dimostrata.
Regione Abruzzo, come già fatto da Veneto, Emilia Romagna e Toscana, ha ritenuto che le norme contenute nella proposta di legge rientrino nelle sue competenze e siano rispettose della Costituzione italiana. Oltre a queste anche Sardegna, Puglia e Marche hanno depositato la pdl, ma tramite l’iniziativa di alcuni consiglieri regionali, così da rendere non necessaria la raccolta firme. Analoga proposta verrà depositata in Basilicata e Lazio, Grazie all’azione dei Comuni. Piemonte e Friuli Venezia Giulia invece stanno completando la raccolta firme necessarie.
Il 30 agosto una delegazione dell’Associazione Luca Coscioni verrà audita dalla Regione e a seguire la proposta sarà incardinata nella Commissione consiliare competente. Se il Consiglio non si pronuncerà entro sei mesi dalla trasmissione alla Commissione, il progetto sarà iscritto al primo punto dell’ordine del giorno della prima seduta del Consiglio e la decisione verrà presa entro i successivi dodici mesi.
In assenza di una legge nazionale e di leggi regionali, la morte volontaria assistita, cosiddetto “suicidio assistito” in Italia è regolamentato dalla sentenza 242\2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo, che ha legalizzato l’accesso alla procedura ma solo a determinate condizioni, da verificare tramite il Servizio Sanitario Nazionale che riceverà la richiesta della persona malata e procederà con l’esame delle condizioni della persona seguendo le modalità previste dalla legge sulle Dat art. 1 e 2(219/17) e delle modalità per procedere, seguito poi dal parere del comitato etico territorialmente competente. Si può accedere a condizione di essere: pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli, affetti da una patologia irreversibile fonte di intollerabili sofferenze e tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale.
• Federico Carboni , marchigiano, e “Gloria”, veneta sono i due italiani che al momento sono riusciti a ottenere la morte volontaria assistita in Italia. Altre due persone, Stefano Gheller e “Antonio” sempre in Veneto e nelle Marche, hanno ottenuto il via libera dal Servizio Sanitario Nazionale in sede di servizio regionale previo parere del Comitato Etico competente della regione di appartenenza e sono dunque ora liberi di scegliere il momento più opportuno per confermare le proprie volontà o eventualmente attendere, modificare le proprie intenzioni iniziali.
• Numerosi invece, perché potenzialmente discriminati dalla sentenza della Corte Costituzionale, sono i connazionali ancora costretti a emigrare in Svizzera, tra quelli assistiti da Marco Cappato e i “disobbedienti civili” iscritti a Soccorso Civile si ricordano Elena (Veneto), Romano (Lombardia), Massimiliano (Toscana) e Paola (Emilia Romagna), le cui condizioni di “dipendenza da trattamenti classici intesi di sostegno vitale” potrebbero essere potenzialmente riconducibili ad una interpretazione restrittiva della sentenza della Consulta. Motivo per cui dopo l’aiuto fornito da Marco Cappato, Felicetta Maltese, Chiara Lalli, Virginia Fiume assistiti dall’Avvocata Filomena Gallo e dal collegio legale dell’associazione Luca Coscioni, hanno esposto i fatti alle autorità competenti, affinché la magistratura chiarisca se l’aiuto fornito a queste persone malate rientra nell’area di non punibilità previsto dalla Corte Costituzionale con la sentenza Cappato. I tribunali coinvolti stabiliranno, se la condizione di queste persone malate siano elementi che rientrano nell’area di non punibilità definita con sentenza 242/19 della Corte Costituzionale.
• Altri poi vorrebbero accedere alla morte volontaria assistita e sono in attesa della verifica delle condizioni, ma son finiti intrappolati nelle sabbie mobili delle lungaggini burocratiche e vittime del reato di “tortura” da parte dello Stato (attualmente è nota la vicenda di Laura Santi in Umbria e “Anna” in Friuli Venezia Giulia) e costretti a un interminabile percorso nei tribunali contemporaneo e direttamente proporzionale a un peggioramento delle condizioni di salute.
• Infine vi sono casi come Fabio Ridolfi e Giampaolo costretti a rinunciare al lungo e faticoso percorso scegliendo loro malgrado il ricorso alla sospensione delle terapie e una lenta morte sotto sedazione profonda con distacco dell’alimentazione e dell’idratazione, un epilogo che non avrebbero desiderato.