Siamo stufi delle parole inconcludenti e delle ipotesi irrealizzabili. Insomma, stufi dei nostri politici che non fanno che tirare acqua al loro mulino. Intanto, il popolo italiano, stretto nella morsa della crisi, che ha contorni sempre meno controllabili, non riesce a far fronte anche ai comuni impegni. C’è difficoltà a pagare gli affitti, le spese d’amministrazione e tutte le utenze domestiche.
La crisi, ora, ha toccato il fondo. Un fondo dal quale non sarà facile, forse sarà impossibile, uscire con l’attuale legislatura. Perché a gestire il problema sono gli stessi uomini che ne hanno permesso l’incremento e non sono stati in grado di tener conto delle avvisaglie che già erano evidenti nel 2008. In braghe di tela sono rimasti tanti, troppi, italiani.
Abbiamo aperto col termine “stufi”, ma anche dire che siamo “stanchi” nulla toglierebbe allo stato d’animo che viviamo in questa primavera le cui premesse, visti gli sviluppi, non ci consentono neppure un cauto ottimismo per il futuro. Né immediato, né prossimo.
Il 2015 è nato sotto auspici negativi. Non a caso, siamo sfiduciati. Come milioni d’italiani che non riescono più a bilanciare i loro conti. A far fede ai loro impegni. La deflazione ha rialzato la testa e, chi può, vende il “superfluo” per acquistare il “necessario”. Troppe incongruenze in questa Penisola dei “parolai” e della disoccupazione sempre a due cifre.
Governo, Parlamento, Forze Sociali sono tutti soggetti da inserire nello stesso calderone. Si perdono posti di lavoro. Eppure si promettono interventi che poi non potranno essere mantenuti. L’Italia non è un’isola. L’UE non è solo un onore, ma anche un onere. Meglio che il concetto sia chiaro per tutti e senza livori. Certo è che, anche a livello Comunitario, non mancheranno le sorprese. Entro l’anno, ciò che ancora è sommerso, verrà a galla.
Peccato, perché il peggio poteva essere evitato con provvedimenti meno punitivi degli attuali. A parer nostro, la misura non è, però, ancora colma. Con’attuale percentuale di disoccupazione, non si può tacere o scrivere quello che non è. Siamo stufi di dover condividere gli errori di altri, ancor più lo siamo, quando quegli “altri” sono ancora in forza in Parlamento.
I punti nevralgici della situazione sono stati raggiunti. Non si può andare oltre il fondo. Anche se c’è chi ci spera. Meglio voltare pagina. Ma non al buio. Gli italiani, dentro e fuori i confini nazionali, dovranno essere messi nelle condizioni di partecipare in modo più diretto ai destini d’Italia. Quindi, subito la nuova legge elettorale. Poi si vedrà!
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