Scrivono i giornali: "Crollano le accuse: rilasciato Strauss-Kahn". La giustizia Usa e la stampa hanno immediatamente messo alla gogna il potente e difeso la "povera" donna. Adesso si è scoperto che Strauss Kahn non era il mostro che ha stuprato la cameriera. Ma intanto gli hanno tolto la dignità di persona per bene. Un po’ di fango resta sempre appiccicato addosso! Quantomeno la giustizia americana ha riconosciuto prontamente la inattendibilità della presunta vittima in una parità di valutazione tra difesa ed accusa.
Una domanda semplice e netta rivolgo ai nostri giornalisti catastrofisti e politici di opposizione: se il fatto si fosse verificato in Italia e lo stupratore “presunto” fosse stato Berlusconi (quale vittima del raggiro), certa magistratura – quella, per intenderci, che al G8 di Napoli inviò un fantasmagorico mandato di comparizione al Premier, ridicolizzando l’Italia agli occhi del mondo -, avrebbe valutato nella stessa maniera le tesi della difesa? Oppure avrebbero gettato le chiavi della cella, innescando tripudi popolari di magistrati che dalle piazze avrebbero gridato alla vittoria della rinata libertà, ottenuta dal tintinnar di manette?
In America, se un Giudice Procuratore persevera in una tesi accusatoria senza sostenibili argomentazioni, poi rivelatesi errate, può rimetterci il posto, tanto più facilmente, quanto più l’imputato (innocente) rivesta un ruolo di rilievo nella società. Questa primaria difesa del cittadino contro le ipotetiche angherie dei potenti togati, negli USA, funziona molto bene, proprio per difendere la privacy dell’individuo dalla smania di esibizionismo mediatico di alcuni arrampicatori pubblici. Essi, infatti, possono demolire chicchessia, ma solo se hanno in mano certissimi elementi validi a prova della propria tesi accusatoria. Se dovessero prendere un abbaglio grossolano o intendessero attuare volutamente una reiterata persecuzione a carattere politico (tipo ciò che succede a casa nostra) senza ottenere una benché minima condanna del loro imputato perseguito, la loro carriera sarebbe inesorabilmente stroncata immediatamente, fin dalle prime battute.
Sta di fatto che negli States, chi mente come la cameriera del caso Strauss-Kahn, rischia vent’anni di galera, mentre in Italia chi tira un pezzo di ferro in faccia al Capo del Governo o lo insulta pesantemente, per la giustizia nostrana, esprime semplicemente una opinione politica. Bah!
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