C’era una volta in Bavaro, nel bel mezzo di una popolazione tradizionalmente scura, una fanciulla bionda come il grano, grassottella al punto giusto e con un incarnato bianco come il latte.
Il candore sarà solo temporaneo: si trasformerà presto in una bella sfumatura di miele compatta e uniforme, che risveglierà subito i già intraprendenti appetiti dei maschi dominicani. Se poi ci aggiungiamo un bel paio di tette rotonde e ben piazzate, si capisce subito che tutta la faccenda promette bene.
Siamo alla fine degli anni ’80, qui in Bavaro non è ancora arrivata neanche la luce elettrica, le notti sono nere come il carbone e il panorama è il seguente: da una parte una sterminata distesa di palme da cocco nell’oblio profondo, dall’altra un oceano verde chiaro che non ha mai visto un turista neanche da lontano. Nel mezzo qualche innocuo serpentello, cucarache a non finire e plotoni di lucertole di tutti i colori. Ci sono perfino quelle trasparenti, che rivelano il piccolo delicato scheletro all’interno.
La fanciulla si chiama Gisella, Gis per gli amici. E’ un’italiana non proprio di primissimo pelo, sulla trentina, arriva dal Piemonte dove si è lasciata alle spalle un matrimonio traballante, e si rimorchia due bei ragazzini un tantino monelli, insomma simpatici e svegli.
La Gis è approdata sulla playa più bella del mondo con un ingaggio di food and beverage da parte della prima impresa turistica della zona, una società in compartecipazione italo-spagnola che ha appena (temerariamente) costruito un piccolo elegante hotel di stile coloniale in un grande parco.
Oggi Bavaro supera le 140mila anime, l’hotel ha modificato parzialmente l’assetto societario, è dieci volte più grande e ha cambiato nome: da Carabela è diventato Vista Sol, ma è rimasto un punto di riferimento unico per la raffinatezza dell’architettura che richiama gli aficionados.
A quel tempo invece la zona era cosi selvaggia che ogni tanto uno squaletto entrava per sbaglio in laguna e gli ospiti impazzivano, deliziati per il brivido imprevisto.
Intanto la Gis, a dispetto delle sembianze fini e delicate, comandava a bacchetta i camerieri, inventava sorprese per stupire gli ospiti, si sbatteva per garantire prelibatezze all’altezza del suo (sudatissimo) diploma hotellero. La cosa non era così facile, in quanto lei si scontrava quotidianamente con il machismo atavico tipico, anzi endemico, del Paese, il quale prevedeva che nessun maschio prendesse impunemente ordini da una femmina. Fatto sta che il biancore latteo dell’incaricata F&B stava prendendo le sfumature verdastre della bile repressa, e la Gis viveva incazzata come una scimmia.
Fino a quando un bel giorno la ragazza tira le somme e prende una sacrosanta decisione: basta fare la dipendente, d’ora in avanti il capo sarà lei. Sara lei l’imprenditore, lei a fare la selezione del personale, lei il primo e unico punto di riferimento per i sottoposti, sempre lei (e questo si rivelerà decisivo) a fare le paghe quindicinali.
In realtà l’idea frullava già da un po’ nel suo animo, soffiava sulla voglia di mettersi alla prova e pungolava un sogno che però prendeva le mosse da una concreta indagine di mercato. Tre i punti salienti dell’indagine: il dominicano ricco ama spendere, il dominicano ricco preferisce la piscina alla playa, il dominicano ricco non ha strutture turistiche dedicate. Quindi, la cosa da fare è un parco acquatico per i dominicani. Ricchi.
Da quella intelligente (e coraggiosa) decisione sono passati quasi tre decenni. La Gis è ormai una tranquilla signora appena attempata, sempre bionda, sempre bella, ma con qualche spigolo meno duro. La strada è stata lunga, con molte salite e qualche curva a gomito. Gli incidenti di percorso probabilmente non sono mancati. Ma la tenacia, la caparbietà di non mollare e la voglia di spendersi, alla fine hanno dato i frutti che dovevano dare.
E se oggi nella Repubblica Dominicana chiedete di Gisella Favaro, chiunque vi dirà che è “la estimada dueña de Las Colinas del Rey”, uno dei più grandi e sfarzosi parchi acquatici del Paese, tra le splendide colline di Hato Mayor, cioè nell’interno ricco, il meno servito e il più popolato di grandi e medi proprietari terrieri.
Las Colinas, come ormai tutti la chiamano familiarmente e affettuosamente, è uno spettacoloso giardino tropicale di circa cinquantamila metri quadrati, si sviluppa su vari livelli, ospita tre piscine per adulti e bambini di ogni età, due bar sempre aperti, ristorante a’ la carte, parcheggio gratuito custodito h24, animali esotici in libertà, più una quarantina tra suite tipiche dominicane e bungalow di pregiatissima palma reale, tutti tre stelle super, tutti immersi nel verde. Per eventi, vacanze, occasioni romantiche, vanno a ruba.
Un successo che si mantiene nel tempo e che è ormai diventato tradizione.
In sordina aggiungiamo noi a beneficio dei curiosi: tra una cosa e l’altra alla fine è arrivato anche l’amore. Con un nuovo marito nelle vesti di un celebre acrobata funambolo, con pochi rivali e una lunga fila di fans assatanate. Dominicano, bello, poderoso, ancora innamorato come un collegiale quasi trent’anni dopo.