“Il mezzo sicuro di assolvere i robusti scellerati è di condannare i deboli innocenti” (Cesare Beccaria)
“Se Dio mi assolve, lo fa sempre per insufficienza di prove” (Alda Merini)
“Non c’è niente di più facile che condannare un malvagio, niente di più difficile che capirlo” (Fedor Dostoevskij)
“È privilegio esclusivo dei medici uccidere un uomo e restare impuniti” (Francesco Petrarca)
“La gioventù condanna; la maturità perdona” (Amy Lowell)
Evviva! Verdetto ribaltato. La Corte d’assise d’appello di Palermo, dopo tre giorni di camera di consiglio, ha assolto il senatore Marcello Dell’Utri, “per non avere commesso il fatto”, e gli ufficiali del Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, “perché il fatto non costituisce reato”.
Pena leggermente ridotta a 27 anni al boss Leoluca Bagarella; confermati i 12 anni al medico mafioso Antonino Cinà, fedelissimo di Bernardo Provenzano. Rispondevano del reato di minaccia a un corpo politico.
La trattativa, ma intesa come dialogo per fare cessare la stagione delle bombe e degli attentati, senza alcuna concessione da parte dello Stato, non fu reato.
IL COMMENTO DI MARCELLO DELL’UTRI
“Sono soddisfatto e commosso. E’ un peso che ci togliamo. Il sistema giudiziario funziona”, è il commento di Dell’Utri, affidato al suo avvocato Francesco Centonze. Per il legale il suo assistito “è stato dichiarato estraneo a questa imputazione, dopo 25 anni di processi, in relazione al periodo successivo al ’94. Questa vicenda dimostra che nella magistratura ci sono gli anticorpi necessari”.
MORI E DE DONNO
“Felici perché finalmente la verità viene a galla”, è stata la prima reazione del generale del Ros Mario Mori e dell’ex capitano Giuseppe De Donno, manifestata attraverso i legali: “La sentenza conferma che “la trattativa è una bufala, un’invenzione, un falso storico”, per l’avvocato Basilio Milio.