Serve "un progetto per il Paese", non si puo’ attendere per dare all’Italia "una visione di lungo termine": e’ necessario "decidere il modello di futuro" che vogliamo costruire per i prossimi anni; Giorgio Squinzi indica cosi’ ancora la strada delle riforme "per la crescita", e avverte che il tempo e’ scaduto: "La situazione e’ drammatica". Svanisce anche la flebile ripresa che gli industriali consideravano ancora possibile subito prima dell’estate, anche il 2014 si chiudera’ con un arretramento, avverte il presidente di Confindustria: alla ripresa dopo la pausa di agosto la crisi vista dal fronte dell’industria e’ ancora piu’ aggressiva. E se la situazione italiana viene sottovalutata e’ un errore: "Non prendiamo come scusa l’evoluzione del Pil negativa anche in Germania, non e’ una buona scusa".
"Mi auguro che accada qualche miracolo nell’ultimo trimestre", ma sul fronte del Pil anche nel 2014 "stiamo andando oramai verso un dato negativo", si chiudera’ con una flessione "dello 0,2 o 0,3%", stima Squinzi dal Meeting di Rimini: "E’ un Paese che ha bisogno di una scossa". Di fronte ad una "situazione economica drammatica" servono subito "decisioni anche dolorose ma che ci portino verso la crescita": anche gli industriali sono pronti a fare la loro parte di sacrifici ma che non siano inutili; L’invito e’ alla politica: la priorita’ deve essere sostenere le imprese, difendere il manifatturiero, "non perdere piu’ pezzi" e ripartire, perche’ solo cosi’ sara’ possibile "creare crescita", quindi "creare occupazione" e allontanare le tensioni sociali.
"Se mi dicono che bisogna fare dei sacrifici sono pronto, ma i nostri sacrifici devono avere una prospettiva, una visione di lungo termine", dice il leader degli industriali. Quando Squinzi parla a Rimini l’Istat ha da poco diffuso l’ultima rilevazione sull’occupazione: ancora un "dato drammatico", "siamo tornati ai tempi peggiori", "un Paese che ha oltre il 40% di disoccupazione giovanile e’ un Paese che non ha futuro": bisogna "ritrovare la capacita’ di trovare lavoro, e questo puo’ venire solo dalle imprese. Dobbiamo essere capaci di far ripartire le imprese perche’ senza imprese non possono esserci passi avanti ne’ dal punto di vista economico ne’ da quello sociale". Serve "anche da parte di chi ci governa una visione di politica industriale", intanto "vediamo come tutti gli annunci che vengono fatti si scontrano con la difficolta’ di trovare i mezzi di finanziamento necessari per realizzarli". I nodi che frenano le imprese sono quelli su cui gli industriali attendono risposte "da anni", dal fisco ("un carico tra i piu’ elevati dei paesi Ocse. ora bisogna sicuramente metterci mano") a burocrazia e semplificazioni, lavoro, accesso al credito, infrastrutture, energia, Giustizia, le tante "cose contro cui gli imprenditori combattono tutti i giorni". L’appello e’ ancora: "Servono riforme, serve un lavoro gigantesco, per recuperare il grande ritardo". E serve un clima nuovo: il riferimento e’ al "discorso di apertura totale sulle imprese" avviato in Francia; "Io questo da noi non lo percepisco", dice Squinzi.
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