Berlusconi se ne va e gli sputano addosso, ma proprio chi in passato – come su queste colonne – molte volte è stato critico ed inascoltato (anzi, pure criticato all’interno del PDL solo perchè cercava di ragionare un po’…) oggi proprio non gioisce, anzi, e trovo disgustosi lazzi e monetine. La sinistra festeggia perchè sa bene che Berlusconi è stato l’unico nel 1994 e nel 2001 e poi ancora nel 2008 a batterla, cosa che non andrebbe dimenticata.
Tante volte, “fiutando” pasticci e mentre intorno a me era un turibolare di lodi, mi veniva da pensare “Ma è’ un re nudo?!”. I fatti hanno purtroppo dimostrato che lo era sul serio e se un difetto ha avuto Silvio è proprio di essersi circondato da una corte dei miracoli inadeguata e furbona che gli hanno fatto perdere anche il contatto con la gente.
Tre anni fa aveva l’Italia ai suoi piedi, due anni fa il governo aveva agito bene (spazzatura a Napoli, l’Aquila, il salvataggio Alitalia) poi si è bloccato perchè al momento buono, quando si doveva spingere su riforme importanti, tutti gli hanno detto di no.
Riflettiamo: non è stato tanto o solo Berlusconi a sbagliare quanto una certa Italia – e una buona parte della nostra classe politica – a non volere il cambiamento, a bloccare “l’uomo del fare”. Certo, lui ha fatto di tutto per distruggere la propria immagine in Italia e all’estero (ma come ha fatto a farsi circondare dai Lele Mora di turno, a impegolarsi in vicende squallide, a lasciarsi così condizionare da una Magistratura che aspettava solo quello ?!) ma la sostanza è che a ogni riforma annunciata qualcuno diceva di “no” e tutto si fermava.
Erano i sindacati o la Confindustria, le professioni o i magistrati, i baroni del profondo sud o gli infidi micro-alleati di governo: quante decisioni magari dolorose ma giuste sono state prese e corrette il giorno dopo, solo perchè davano fastidio a qualcuno?
La verità è che in Italia si lamentano tutti, ma alla fine ciascuno difende i propri privilegi e questo sistema – che alla lunga non funziona – vale sempre però per la politica del giorno per giorno. Certo, Monti avrà più facilità ad imporre sacrifici visto che situazione è disperata e soprattutto perchè non avrà direttamente un elettorato cui rispondere, ma questo modo di fare – lo dicevo all’inizio – è alla lunga il contrario della democrazia.
Un popolo che invoca i “tecnici” (come faceva secoli fa per i podestà) rinuncia ad avere propri rappresentanti che rispondano al suo potere sovrano ed è per questo che le elezioni sarebbero la ricetta migliore, compatibilmente con la stabilità economica.
E vedremo poi se quei poteri forti e quei partiti che oggi osannano Monti domani lo appoggeranno davvero se avrà il coraggio di impostare riforme vere e socialmente eque, perchè a imporre tasse e tagliare risorse in fondo sono bravi tutti.
*deputato PdL e sindaco di Verbania
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