Prima era un punto di riferimento dei mercati europei, adesso detta legge anche nel calcio. La Germania, tra rigore e spending review, con due squadre in finale di Champions League diventa la regina del Continente: e non e’ solo lo spread a non conoscere ostacoli, perche’ accanto ma accanto al differenziale di rendimento fra Bund e Btp, e’ cresciuto negli ultimi anni il borsino delle squadre di calcio. E l’Italia ora deve guardare alla Germania come modello anche nel pallone. ‘I risultati confermano il momento si’ e importante del calcio tedesco – ha detto il presidente della Figc, Giancarlo Abete -. Ha due squadre in finale alla grande. Un risultato che merita rispetto e attenzione. Bisogna saper emulare chi fa le cose fatte bene’.
Nel fare le cose bene la Germania ha messo l’accento sui giovani e sull’impiantistica. ‘Il calcio tedesco ci propone una dimensione positiva su tanti versanti – continua Abete -: su quello dell’equilibrio dei bilanci, un valore fondamentale nel sistema Europa; sul versante dei risultati sportivi; su quello del gioco di squadra e sulla partecipazione del pubblico’. La parola chiave e’ ‘giovani’, perche’ e’ sui vivai che la Germania ha costruito la sua forza, al punto che ora sul tetto d’Europa sventola la bandiera tedesca. Gli exploit di Bayern e Borussia, che hanno azzerato con parziali senza precedenti le corazzate Barcellona e Real, mandando in crisi una Spagna che gia’ arranca conti alla mano, la Germania ora disputera’ la prima finale-derby in Champions.
Un sogno diventato realta’ e frutto di un progetto mirato e investimenti oculati nel settore giovanile, accompagnati dal rinnovamento degli stadi a cui sono seguiti i risultati della nazionale e dei club. Merito anche della federazione che ha messo in piedi un sistema che si giova di quasi venti centri federali sparsi per il Paese, dove vengono osservati e fatti crescere i giovani migliori. E allora non e’ certo un caso se una squadra pure gloriosa come il Borussia, con una Champions in bacheca vinta nel ’96-97, ma che e’ stata sull’orlo del fallimento, da qualche stagione e’ rinato: dal 2008 sulla panchina di Dortmund siede Jurgen Klopp, un giovane, che ha reso questo gruppo una squadra vera. E sono arrivati due scudetti (nel 2011 e 2012) e la fidelizzazione di un tifo tra i piu’ caldi d’Europa. ‘Amore vero’ lo slogan del club che riempie puntualmente lo stadio: una squadra giovane (23 anni la media) e praticamente tutta tedesca. Giocatori comprati secondo la logica del risparmio, il cui valore adesso e’ triplicato: come Robert Lewandowski (l’operazione costo’ nemmeno 4 milioni) uno dei pochi stranieri, anche se il polacco di Varsavia a Dortmund si sente a casa. E poi ci sono il bavarese ventenne Mario Goetze che dal primo luglio passera’ a vestire la casacca dei rivali del Bayern, club piu’ ricco, ma con i conti sempre in ordine e diventato un faro nella gestione. Il Bayern ha potuto comprare top player, ma pesca sempre in casa. Con giovani che stanno facendo grande il calcio tedesco: la gente va allo stadio, il merchandising galoppa e i fatturati crescono. E ora c’e’ il sogno coronato: il 25 a Wembley l’inno sara’ comunque tedesco.
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