Nega Spinelli; nega Ghedini; e nega, attraverso il suo avvocato-parlamentare, anche Berlusconi. Ma che dietro il rilascio del cassiere del Cavaliere vi sia il pagamento di un riscatto e’ ipotesi tutt’altro che tramontata: se non altro fino a quando non verra’ trovato il denaro di cui parlano i sequestratori nelle telefonate intercettate e la cui ‘esistenza e ingente entita’ – sono le parole del Gip del tribunale di Milano – appare non revocabile in dubbio’.
Per ricostruire il giallo, occorre partire da un dettaglio contenuto nell’ordinanza con cui il giudice ha disposto il carcere per Francesco Leone – il presunto capo della banda che ha sequestrato il ragioniere la notte tra il 15 e il 16 ottobre – e i suoi cinque complici. Un particolare che alimenta i sospetti e che gli investigatori dovranno accertare nei prossimi giorni: il 22 e il 25 ottobre, dunque una settimana dopo il sequestro e il rilascio di Spinelli, Alessio Maier – l’uomo che secondo le indagini e’ quello che ha acceso le cassette di sicurezza per nascondere i soldi e tiene i contatti con gli intermediari svizzeri con l’obiettivo di portare il denaro oltre confine – accede per la prima volta alla cassette numero 195 e 196, aperte il primo settembre presso la filiale di Varese del Credito Cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate.
Cosa va a fare? E’ certo che nelle perquisizioni di ieri gli investigatori hanno trovato soltanto facsimili di banconote e dunque potrebbe essere stata proprio quella l’occasione per portare i soldi falsi, che erano contenuti in una busta di cellophane. Ma sapeva che erano falsi o no?. E da dove provengono queste banconote? Chi le ha date a Maier? La presenza di soldi falsi, inoltre, non torna con l’urgenza di accedere alle cassette mostrata dagli indagati nelle telefonate intercettate. Perche’ volerle aprire a tutti i costi e mettere a punto una strategia per portare il denaro in Svizzera, quando si sa che e’ falso?
E’ un fatto, comunque, che di denaro Leone e Maier discutono ripetutamente e Leone ad un certo punto fa anche delle cifre: 8 milioni, ‘il carico grosso’. Nell’ordinanza il gip sottolinea che l’indagine sulle cassette di sicurezza ‘e’ particolarmente rilevante’ sia perche’ l’apertura ‘pare proprio collegata’ al sequestro, sia perche’ ‘gli stessi indagati paiono attribuire estrema importanza al contenuto delle cassette di sicurezza, tanto da volerne trasferire il contenuto in Svizzera per evitare qualsiasi ‘ingerenza delle forze dell’ordine”. In sostanza, prosegue il giudice, tutto l’interesse e’ concentrato sullo spostamento del denaro.
Come ne siano entrati in possesso e’ pero’ tutto ancora da dimostrare. In teoria, ma Ghedini e Spinelli negano, potrebbero averlo avuto nel lasso di tempo tra le 9 del 16 ottobre – quando vengono rilasciati Spinelli e la moglie – e le 16 del 17, quando Ghedini invia un fax alla procura di Milano: 31 ore in cui Spinelli va due volte ad Arcore da Berlusconi e in cui gli indagati non sono sotto controllo. ‘Il pm ipotizza – scrive non a caso il Gip ritenendola una ‘ricostruzione possibile’ – che parte del riscatto potrebbe essere stato pagato in un momento successivo al rilascio degli ostaggi ma non monitorato’.
Il trasferimento dei soldi resta un’ossessione tanto che il 13 novembre, una settimana prima dell’arresto, Maier viene contattato da un tale Casati, ‘verosimilmente il direttore della Raiffeisen Bank con sede in Svizzera’, al quale riferisce di avere un cliente che vuole una cassetta di sicurezza ‘garantita’. Maier ipotizza anche il piano per far uscire i soldi: coinvolgere un suo amico affidandogli ‘buste fasulle contenti carta straccia’ per vedere se viene controllato sia all’uscita della banca sia alla dogana. Se lo fermano, e’ il ragionamento, vuol dire che li stanno seguendo; in caso di via libera, invece, sarebbe proprio lui a passare la frontiera ‘con i veri pacchi’. Nei prossimi giorni gli investigatori sentiranno Casati e gli altri intermediari svizzeri contattati da Maier.
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