Nel 2016 ben 124.076 italiani sono ufficialmente emigrati all’estero, quasi tutti alla ricerca di un lavoro. Ad essi se ne aggiungono decine di migliaia emigrati di fatto, ma senza trasferimento ufficiale della residenza. Di essi il 39% sono giovani tra i 18 e 34 anni, con un aumento del 23% sull’anno precedente.
Ragazzi e ragazze per i quali l’Italia ha pagato la formazione, il mantenimento, gli studi (moltissimi sono diplomati e laureati) ma che – al momento buono per entrare nel ciclo produttivo – non trovano lavoro e – da persone evidentemente di buona volontà – sono dovuti andati a cercarselo altrove.
Una catastrofe economica per i costi sostenuti, ma è indegno che mentre ci affrettiamo ad accogliere centinaia di migliaia di migranti non si faccia NULLA (per esempio non c’è alcun stanziamento nella decantata legge finanziaria) per trattenerli in Italia e investire su di loro. Non ci sono concrete opportunità di intraprendere, non ci sono prestiti d’onore, nessuna banca concede finanziamenti senza adeguate “garanzie”… e così il meglio se ne va.
Ma come può un paese spendere ogni mese più di 1.500 euro per ciascun immigrato clandestino e subire contemporaneamente una emorragia di cervelli così evidente? Eppure non si fa nulla per tentare di arginare il problema: è autolesionismo puro nei confronti delle nuove generazioni.
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