Dopo il ‘terremoto Podemos’ di domenica la politica del concreto in Spagna riprende il passo, dopo le accuse e lo scontro ideologico della campagna elettorale, con i partiti del ‘nuovo’ e del ‘vecchio’ al lavoro per dare governi a regioni e metropoli del paese. Il paesaggio istituzionale locale e’ un cumulo di macerie.
Le regioni e le principali citta’ spagnole fino a domenica erano governate da solide maggioranze del Pp, soprattutto, e del Psoe. Ora questo e’ solo un lontano ricordo. Le maggioranze assolute non esistono piu’. Con l’irruzione di Podemos e Ciudadanos, il bipartitismo e’ diventato quadripartitismo. Consigli regionali e municipali sono frammentati. E per la Spagna, spesso definita la ‘Germania del Sud’, si rileva, inizia l’era del compromesso.
A Barcellona e Madrid Ada Colau e Manuela Carmena, le candidate sindaco di Podemos, hanno aperto alle altre forze di sinistra ‘classiche’ con l’obiettivo di siglare accordi di coalizione o di appoggio sterno a giunte minoritarie. A Valencia, terza citta’ del paese, e’ Compromis, un movimento anti-corruzione arrivato sorprendentemente primo, a pilotare le trattative. La perdita di Madrid e Valencia, da 25 anni roccaforti del Pp, e’ stato il colpo piu’ duro per il premier Mariano Rajoy.
Perso il sindaco della capitale, il Pp cerca di salvare almeno il governo regionale della capitale con Cristina Cifuentes. Ma ha bisogno dell’appoggio dei liberal-alternativi di Ciudadanos di Albert Rivera. Il Pp e’ rimasto primo domenica con il 27%, perdendo pero’ 2,6 milioni di elettori dal 2011. E inoltre arrivato primo in otto delle 13 regioni in cui si votava. Ma senza maggioranze assolute. Puo’ salvare quattro regioni, Madrid, Castiglia-Leon, Murcia e Rioja, ma solo se avra’ l’appoggio sterno di Rivera.
Ciudadanos ha posto condizioni dure. La prima, motto del partito, ‘fuori tutti i corrotti’. Rivera esige inoltre primarie per indicare il presidente regionale. Il Psoe (al 25%), ha ottenuto il peggiore risultato alle amministrative dalla morte di Franco. Ora spera in accordi con Podemos e altre formazioni di sinistra di governare sei regioni, Aragona, Baleari, Asturie, Valencia, Estremadura, Castiglia La Mancia. In Galizia puntano al potere i post-indignados di Marea Atlantica. Le trattative Psoe-Podemos rischiano di essere difficili. Tutti, nuovi e vecchi partiti, guardano ora alla resa dei conti delle politiche di novembre, e temono coalizioni a rischio.
Fra socialisti e Podemos i vantaggi sono pero’ reciproci. Il Psoe vuole controllare le regioni, Podemos vuole l’appoggio dei socialisti alle sue candidate sindaco a Barcelona e Madrid. Il loro successo, o meno, nei prossimi mesi potrebbe essere la chiave di un trionfo di Podemos alle politiche. Questo pero’ anche i socialisti lo sanno, che nelle due metropoli spagnole hanno subito l’umiliante sorpasso del partito di Iglesias.
Ada Colau a Barcellona non vuole perdere un secondo: ha proposto trattative a socialisti e indipendentisti di sinistra, per una coalizione o per un appoggio esterno. E annunciato un immediato ‘piano d’urto’ sociale da 160 milioni di euro di pura ispirazione ‘indignada’: contro gli sfratti, la ‘poverta’ energetica’, la disoccupazione, la precarieta’ nel lavoro, la malnutrizione infantile.
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