In Germania i cappellai alla fine della guerra erano 56; oggi sono rimasti appena in tre. Italia Oggi, quotidiano economico, racconta la storia della Mayser di Lindenberg, in Baviera, la più grande azienda di cappelli: mille dipendenti e 88 milioni di fatturato. Sostiene di essere la più antica, nata nel 1800, vanto contestato dal concorrente Hans Theodor Wegener, di Lauterbach in Assia. Ma hanno entrambi torto.
È l’azienda di Thomas Braun la più antica. Thomas porta tatuato sull’avambraccio sinistro un cappello a cilindro e “1598”, la data di nascita della sua fabbrica di cappelli, che sta dunque per compiere 422 anni.
Le macchine per fare i cappelli sono tutte Made in Italy, Thomas riconosce che siamo sempre la «terra dei cappelli», ma il tocco finale viene eseguito a mano: per un cappello occorrono tre giorni di lavoro, e ciò spiega il prezzo.
Dal 2004 in Germania non vengono più addestrati apprendisti cappellai. Rimangono solo le modiste per i cappelli da donna, ma l’anno scorso – si legge ancora su Italia Oggi – le ragazze che hanno voluto imparare il mestiere erano appena nove.
Anche le signore non portano più cappellini, tranne in Inghilterra alle corse dei cavalli, per imitare la regina Elisabetta.