Il 66,9% degli italiani è d’accordo sulla modifica dell’attuale legge sulle pensioni. Di questi il 37,5% pensa che si dovrebbe andare in pensione dopo una certa età (60 o 62 anni) a prescindere dai contributi mentre il 29,4% crede che misure come quota 100 o quota 102, che uniscono criteri di età e di contribuzione, dovrebbero essere permanenti. Contrario alla modifica della legge Fornero è il 27,4%: tra questi il 13,3% ritiene che ad oggi non è possibile cambiarla viste le ristrettezze economiche “ma quando i conti lo permettono è giusto varare occasionalmente provvedimenti provvisori per anticipare i pensionamenti per un anno”, il 14,1% invece è totalmente contrario perché, dice, “non possiamo permetterci di spendere di più per le pensioni”. Sono questi alcuni dati emersi dal sondaggio settimanale realizzato da Termometro Politico tra il 22 e il 24 novembre 2022.
Gran parte degli italiani guarda al 2023 con velato ottimismo: il 49,7% non crede che ci sarà una recessione il prossimo anno. Tra questi (13,1%) c’è chi prevede che il Pil italiano crescerà più delle previsioni. Di diverso avviso il 43,6% secondo cui alla fine il Pil diminuirà e l’economia andrà peggio di quanto prevedono le stime.
Agli intervistati è stato chiesto quale sia lo strumento migliore per aumentare la natalità in Italia. Per il 50,6% fornire più servizi alle famiglie, come asili nido, e aumentare i permessi genitoriali per coloro che lavorano; per il 24,5% aumentare gli aiuti economici diretti per ogni figlio nato, e fare in modo che durino per anni; per il 12,4% aumentare le detrazioni fiscali per minore ai lavoratori, per incentivare l’occupazione, specie delle donne, e così spingerle ad avere più figli; per il 6,9% aiutare finanziariamente le donne che non lavorano così che possano dedicarsi alla famiglia ed avere più figli; infine per il 12,2% non vi è alcuna reale esigenza, il mondo è sovrappopolato, e comunque le scelte genitoriali non sono affare dello Stato.
Oltre sette italiani su dieci ritengono che l’attuale modello di democrazia con elezioni a suffragio universale, seppur con i suoi difetti, è ancora il più valido. C’è però anche chi la pensa diversamente. Il 9,6% ad esempio crede che dovrebbe avere diritto di voto solo chi supera un certo livello di istruzione o supera un test mentre il 4,8% ritiene che vi debba essere un sistema meritocratico, in cui i leader sono selezionati in base alle loro competenze, e non con elezioni. A volere un sistema semi dittatoriale è appena il 4,4%.
Cresce l’indice di fiducia degli italiani nei confronti del premier Meloni: ora si attesta al 45,6%.
Le intenzioni di voto rilevate da Termometro Politico certificano il sorpasso del M5S (in crescita al 17,1%) ai danni del Pd (stabile al 17%). Nel centrodestra, Fdi arresta la sua avanzata cedendo un decimo (28,7%), la Lega cala all’8% mentre Forza Italia avanza al 6,9%. Azione/Italia Viva è all’8,4%, Sinistra Italiana è al 3,3%, +Europa al 2,6%, Italexit al 2,2%, Unione Popolare all’1,6% e Italia Sovrana all’1,4%.