Nell’ultima rilevazione effettuata, Termometro Politico ha voluto scoprire come gli elettori (e i non elettori) si collocano sull’asse sinistra-destra. E se accettano di collocarsi.
I dati sono stati confrontati con quelli di un analogo sondaggio del 2019 e i risultati sono interessanti. Perché a fronte di una stabilità sostanziale dell’elettorato nel suo complesso vi sono dei cambiamenti in quelli di alcuni dei principali partiti.
Agli intervistati è stato chiesto di autodefinirsi su una scala che andava da 1 (estrema sinistra) a 10 (estrema destra). Mediamente gli italiani si sono collocati quasi a metà, essendo il punteggio complessivo di 5,5 come alla vigilia delle elezioni europee del 2019. Tra i partiti maggiori quello con l’elettorato più a sinistra è Sinistra Italiana/Verdi, con 2,7. Solo la piccola Unione Popolare (PaP, Rifondazione Comunista) è ancora più a sinistra con 2,1.
La vera novità è il fatto che i pentastellati superano a sinistra il Pd, passando da 3,8 del 2019 a 3. Vi è un evidente spostamento dell’elettorato, provocato probabilmente dall’abbandono da parte di chi era meno schierato e più centrista.
Anche il Pd si sposta più a sinistra, andando da un punteggio medio di 3,7 a uno di 3,5. La fuoriuscita di renziani e calendiani e il rientro degli elettori di Articolo 1 probabilmente gioca un ruolo fondamentale. Chi vota Azione e Italia Viva infatti si colloca più al centro, su un punteggio di 4,8, comunque un po’ più a sinistra dell’asse centrale, ma più a destra di coloro che preferiscono +Europa, che con 4,4 sono nella stessa posizione di 3 anni fa.
E nel centrodestra? Qui i cambiamenti sono pochi. I forzisti si valutano a 7,1 nella scala da 1 a 10. Poco più a sinistra dei leghisti, 7,3 e degli elettori di Fratelli d’Italia, 7,8. Rispetto al 2019 i cambiamenti sono di non più di un decimale. Interessante la collocazione di chi vota Italexit di Paragone. Il punteggio è di 6,1 perché vi sono tra questi anche coloro che si definiscono di sinistra o di centro.