Una sommossa scoppiata questa notte nel penitenziario brasiliano Anísio Jobim, che si trova a 8 chilometri dalla BR 174, la strada che collega Manaus a Boa Vista, ha causato almeno 50 morti. Tra le vittime della rivolta – che si è conclusa dopo 17 ore – anche sei persone decapitate, i cui corpi sono stati portati fuori dalla prigione.
Il bilancio è stato confermato dal ministro per la Pubblica sicurezza dell’Amazzonia, Sergio Fontes. All’origine delle violenze c’è stato uno scontro tra bande rivali legate al traffico di droga.
Il presidente della Commissione dei Diritti Umani dell’Ordine degli avvocati dell’Amazzonia, Epitácio Almeida, intervistato da media locali, ha detto che i rivoltosi hanno liberato i sette ostaggi che ancora venivano trattenuti con la forza all’interno del carcere. Secondo le informazioni fornite da Almeida, che si trova sul posto, i rivoltosi hanno consegnato le armi e si sono arresi, la situazione generale è stata rimessa sotto controllo e a breve inizierà il conteggio dei carcerati, per capire quanti siano morti e quanti siano evasi.
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