Raffaele Sollecito è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus. Raffaele soffre ancora del fatto che la Corte d’Appello di Firenze abbia rigettato al sua richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione: “Non sto bene. Visto tutto quello che ho passato durante tutti questi anni, per me è davvero una vergogna quanto accaduto. Abbiamo fatto ricorso davanti a una sentenza che è totalmente scritta in chiave accusatoria, una sentenza che di fatto è una nuova condanna, che non tiene conto di quanto emerso precedentemente in tutti i processi che hanno riguardato il mio caso. Io ho fatto 4 anni di prigione, 3 anni e mezzo di carcere di massima sicurezza e altri praticamente sei anni di ingiustizie e in pratica sono rimasto in un limbo, in una specie di prigione agli arresti domiciliari, perché di fatto sia i magistrati che le persone hanno continuato a guardare di sott’occhio e a commentare tutto quello che faccio o che dico, tanto è vero che per una vera e propria vita devo dare conto agli altri, a chi ha pregiudizi e a tutti quelli che hanno visto di me un’immagine che in realtà non esiste”.
Secondo Sollecito le persone non hanno ancora capito che lui è innocente: “Il popolo continua a trattarmi da colpevole, ma questo soprattutto perché l’immagine di me, fin dall’inizio, era questa, quella di un colpevole. Parlavano di me come un ragazzo di ghiaccio, come il diavolo che baciava Amanda fuori dalla villetta dove era avvenuto il crimine, in modo totalmente incurante di tutto e addirittura che pensava soltanto alle passioni. Però la realtà è ben diversa, più volte ho cercato di parlare e far capire che Amanda la conoscevo da cinque giorni e che cercavo solo di confortarla, perché la sua famiglia era a migliaia di chilometri di distanza. Ma questo non importa, perché tanto i media continuano a parlare di fatti pruriginosi e a distorcere la realtà e basta un servizio televisivo per influenzare le svariate milioni di persone che sono all’ascolto. La gente del processo, di quello che è accaduto nelle udienze, sa ben poco, ha altro a cui pensare. Preferisce avere la pappa pronta del tg dell’ora di pranzo. La mia così diventa una battaglia contro i mulini a vento”.
Sollecito non molla: “Per non impazzire mi avvalgo della mia famiglia, delle persone che mi vogliono bene. Cerco di sperare in un futuro migliore, anche se a volte ho pensato di non farcela. L’unica che posso fare, però, è combattere fino all’ultimo. Altrimenti finisco prima, nel senso che se mollassi prima non saprei nemmeno a che cosa sarebbe servito tutto quello che ho fatto fino ad oggi”.
Sul ricorso per la richiesta di risarcimento: “Non so quando arriverà una risposta, ma ci vorrà almeno qualche mese, c’è sicuramente da aspettare”.
Secondo Sollecito gli è stato fatto pagare anche il fatto di essere un bel ragazzo, fidanzato con una bella ragazza. Insomma, ha scontato anche un quoziente invidia nei suoi confronti: “Sicuramente c’è stato anche questo, i media hanno raccontato un’immagine di me che non corrisponde minimamente alla realtà. Un’immagine totalmente disancorata da qualsiasi verità. E infatti nessuno dei giornalisti che ha parlato di me in quel periodo mi conosceva”.
Su Amanda: “L’ho rivista quando sono stato negli Stati Uniti, ma non la sento da un po’. Queste per me sono questioni secondarie”.
Sul suo lavoro: “Sono un ingegnere informatico, ho la mia azienda, sto collaborando con una azienda di Parma. Poi abbiamo fatto un progetto per la commemorazione a distanza per le persone care che sono sepolte a distanza, un progetto che sta andando avanti per un’altra via”.
Sulla sua fiducia nella giustizia: “La cosa disarmante, triste, è che è rimasto tutto come prima. Quello che è successo a me può succedere a chiunque. Come trattano me trattano molti altri, chi decide della vita altrui, se sbaglia, se prende delle strade tortuose dove non esistono delle prove, ma soltanto supposizioni, comunque viene esaltato, comunque le indagini vanno avanti, comunque la gente va in carcere e chi sbaglia non paga mai. Sostanzialmente su questo non è cambiato nulla”.
Sui programmi che parlano di cronaca nera: “Sinceramente li critico, il problema non è parlare di cronaca nera, ma di come ne parla. Se uno parla della vita privata altrui sbaglia, non si sta parlando di starlette, di gente che è diventata un personaggio pubblico perché lo ha voluto, ma di persone che vivono una tragedia molto pesante e molto forte e non c’è nessun motivo per cui qualcuno dovrebbe andare a parlare della vita privata altrui, considerando che ci sono persone che soffrono e che ci sono processi in corso. E’ ingiusto parlare della vita privata altrui. Così si distruggono persone e famiglie intere ancor prima che la giustizia emetta un verdetto definitivo solo per andare ad esercitare questo prurito di gossip che poi non porta assolutamente a nulla. Stati più lungimiranti del nostro impediscono queste cose quando si tratta di questioni così serie e delicate”.
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