Sottratti all’erario circa 70 milioni di euro, grazie a una colossale vendita in nero di oltre 3 tonnellate di oro e preziosi da parte di sei società italiane, che si sono avvalse della complicità di rappresentanti doganali di note case di spedizione. Sul conto corrente di uno di questi, che dichiarava uno stipendio mensile di mille euro, sono stati trovati dal nucleo di Polizia giudiziaria di Vicenza, versamenti in contanti non giustificati per circa mezzo milione di euro.
Le cessioni in nero di preziosi venivano mascherate soprattutto da false esportazioni, principalmente nei confronti di società rivelatesi inesistenti di Hong Kong, della Federazione Russa e della Croazia.
E’ stata rilevata anche l’introduzione di oro in contrabbando dalla Corea del Sud, simulando fittizie rispedizioni all’estero di beni in transito.
I reati contestati, attribuiti a vario titolo a 15 persone, vanno dal contrabbando, al falso ideologico, all’appropriazione indebita sino alla frode fiscale.
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