Nell’epoca della pandemia, milioni di lavoratori sono stati costretti a lasciare l’ufficio aziendale per lavorare dal soggiorno di casa propria. Sembrava impossibile, per un paese ostico al cambiamento come l’Italia, trasformare i classici modelli organizzativi del mondo del lavoro, ma la forza dirompente del Covid-19 è riuscita in pochi giorni a far ricostituire da remoto l’attività lavorativa di tantissime imprese che fino a poco prima facevano addirittura fatica ad abbondare il fax per il più moderno servizio di posta elettronica.
Sono in molti a pensare che il nuovo modus operandi sia soltanto una fase temporanea necessaria alla convivenza con il virus e che non appena l’emergenza sarà conclusa potremo tornare a vivere secondo la “normalità” precedente.
Ma in realtà la pandemia ha semplicemente accelerato dei cambiamenti già in atto e difficilmente abbandoneremo le nuove abitudini.
Notizie recenti ci danno infatti un’indicazione chiara in questa direzione, come ad esempio molte grandi aziende come Vodafone e Eni, che hanno già comunicato di voler continuare ad adottare il lavoro agile anche per il futuro, accordandosi con i sindacati per un remote working permanente, e le aziende tech come Microsoft, Facebook e Twitter che hanno sposato la stessa strategia.
Secondo la previsione di Smart But Strong, il primo sindacato d’Italia nato lo scorso anno per tutelare i lavoratori in smart working, il lavoro agile è solo il primo passo verso una più ampia remotizzazione ed automazione del lavoro.
In un futuro non troppo lontano sarà normale ad esempio vedere cantieri costruire palazzi, o fabbriche realizzare utensili tramite l’utilizzo di macchinari super tecnologici controllati a distanza, senza necessità della presenza fisica degli operai sul luogo di produzione.
Persino i chirurghi, che ormai eseguono complessi interventi tramite l’utilizzo di robot di precisione, non avranno nemmeno la necessità di spostarsi dal proprio ambulatorio. Per questo risulta troppo riduttivo pensare al lavoro agile come ad un semplice telelavoro per impiegati, dato che siamo di fronte ad una trasformazione a 360 gradi che coinvolge tutte le categorie professionali.
I primi segnali di questo cambiamento ci sono già, basti pensare ad aziende come Amazon che prevede entro alcuni anni di effettuare le consegne utilizzando droni al posto dei corrieri, oppure Scania che ha avviato i primi test sui camion a guida autonoma.
Queste innovazioni rivoluzioneranno completamente il settore degli autotrasporti portando ad una inevitabile riduzione del personale conducente, contrapposto però ad un aumento degli addetti al comando/controllo dei mezzi a distanza. Per non parlare del settore agricolo che si affiderà sempre di più alla tecnologia per svolgere quelle mansioni che normalmente richiedono l’impiego di numerosi braccianti.
Se da una parte quindi, il progresso tecnologico provocherà un aumento della disoccupazione a livello mondiale incentivando ulteriormente i fenomeni migratori, la remotizzazione del lavoro potrà essere la soluzione riducendo le distanze tra quelle aree del mondo a forte crescita economica ed in costante ricerca di manodopera e quelle aree invece più povere ma ricche di donne e uomini non più costretti ad emigrare per migliorare le proprie condizioni. Finalmente verrà offerta loro una valida prospettiva di vita senza dover abbandonare il paese di origine.
Il nostro paese è un esempio lampante in questo senso, migliaia di giovani emigrati al nord o all’estero stanno tornando a casa nel sud Italia per continuare a lavorare a distanza e questo fenomeno è un trend in costante crescita.
In conclusione, secondo Smart But Strong, il futuro pare quindi orientarsi al distance working per migliorare il benessere di tutta la società nel suo complesso, questa è la realtà con cui dovremo confrontarci. Sicuramente guadagneremo maggiore tempo libero da dedicare alla famiglia, magari trovando più spesso l’occasione per giocare a pallone con i nostri figli; così, oltre ad essere felici e meno stressati, potremo finalmente perdere quei chili di troppo accumulati da tutte le ore passate a lavorare in remoto dalla nostra poltrona di casa.