Un accordo di collaborazione e interscambio accademico tra l’Università della Calabria (Unical) e le Istituzioni accademiche della Repubblica Dominicana sul nuovo modello di “Smart City” è stato formalmente annunciato nel corso di un interessante Convegno svoltosi a Roma, nell’ambito della collaborazione instaurata con la Dirección General de Cooperación Multilateral, che opera in seno al Ministero dell’Economia, Pianificazione e Sviluppo della Repubblica Dominicana.
L’importanza del Convegno è stata sancita dalla presenza qualificata del Rettore dell’Università della Calabria, prof. Gino Crisci, e dell’Ambasciatore Antonio Vargas Hernandez, Direttore Generale della Cooperazione multilaterale a Santo Domingo, oltre che dall’alta qualità tecnica degli interventi sul tema specifico della “smart city”, alla presenza dei deputati Cinque Stelle Misiti e Milicchio e dell’assessore Flavia Marzano in rappresentanza del sindaco di Roma, Virginia Raggi, in un ambiente istituzionale altrettanto qualificante quale quello della Biblioteca della Camera dei Deputati, in via del Seminario.
La transizione alla città intelligente come processo sociale – ha sottolineato Alfredo Sguglio, amministratore della Smart City Instruments, nata come spin-off in seno alla Unical – intende distinguersi dal diffuso “tecnoentusiasmo” per le nuove tecnologie ed allarga la riflessione oltre i confini dell’urbano, in sinergia con altre discipline che spaziano dalle scienze sociali a quelle economiche a quelle urbanistiche e rurali verso uno stile di sviluppo sostenibile nel tempo. “Da tale rete d’interdipendenza – ha sottolineato Sguglio – non si può prescindere se si vuole realmente transitare ad un modello nuovo di città smart”.
Questa visione, se supporta da una parte le innovazioni proposte dalla tecnologia secondo le prospettive suggerite dal prof. Natale Arcuri, responsabile scientifico di Smart City Instruments, e dall’ing, Emerson Vigazo, dirigente del Ministero dominicano dell’Economia, si sposa dall’altra con l’interpretazione dei processi di sviluppo sostenibile proposta dall’Ambasciatore Vargas Hernandez, tesa a superare i modelli orientati al mero mercato,”per promuovere modelli socioeconomici incentrati sull’uomo in cui il dinamismo economico sia compatibile con equità, governance democratica, sostenibilità ambientale, coesione sociale e territoriale”.
Vargas, riferendosi poi alla Convenzione di Cotonou, che dal Duemila regola i rapporti di cooperazione tra l’Unione Europea e gli Stati dell’Africa, del Pacifico e dei Caraibi, ha auspicato, in questo quadro, una sempre maggiore collaborazione dei paesi caraibici con le istituzioni europee, nel cui ambito il contributo offerto dal nascente accordo tra l’Università della Calabria e le istituzioni accademiche della Repubblica Dominica, può essere inserito a pieno titolo. Santo Domingo è una moderna città di tre milioni di abitanti, capitale di uno Stato che ne conta dieci, ed averte in maniera pressante questa transizione ad una organizzazione di smart city che coniughi la sua crescita a quella della società rurale che costituisce l’altro aspetto del Paese.
Il Rettore di Unical, Gino Crisci, aveva messo in luce, in apertura di convegno, il ruolo strategico e innovatore assunto dall’Ateneo calabro, “oggi tra le prime 300 università al mondo in tema di impatto della ricerca, oltre che Ateneo “più green” d’Italia grazie ai progetti nel settore delle energie rinnovabili nati nel suo seno, collocandosi tra i più importanti interpreti a livello internazionale sui temi legati alla smart city”.
La stessa Camera di Commercio italiana in Repubblica Dominicana ha compreso l’importanza che tale tipo di collaborazione può assumere nelle relazioni tra i due paesi, svolgendo un ruolo di collegamento tra le entità protagoniste del progetto e di supporto alla realizzazione dell’evento, con il Direttore Generale Angelo Macilletti – che ha moderato il dibattito – soddisfatto protagonista dell’organizzazione, a dimostrazione del fatto che, al di là del non lungimirante impegno diplomatico dimostrato da Roma in tema – e non solo! – di cooperazione internazionale nei paesi dell’area caraibica, altre istituzioni sopperiscono a questa scarsa attenzione, che aveva addirittura condotto la Farnesina alla soppressione della nostra sede diplomatica a Santo Domingo senza tener conto degli interessi economico-commerciali delle grandi imprese italiane presenti nel paese (dall’Impregilo alla Ghella, alla Maire Tecnimont, alla Selex-Finmeccanica, alla Colacem, alla MSC, alla Costa Crociere) ed alla miriade di grandi, medie e piccole imprese che operano nel settore turistico, generando o comunque favorendo un flusso annuale di un milione di giornate di presenze turistiche italiane nel Paese.
Anche in tema di cooperazione culturale Roma ha sempre mostrato scarso interesse. La recente riapertura della Sede diplomatica comporta grandi difficoltà di riavvio per la lentezza con la quale la Farnesina opera per la riattivazione delle funzionalità, dopo tre anni di abbandono. Il nuovo Capo Missione ha intrapreso una grande opera di ripristino delle attività e delle strutture, ma senza l’impegno di Roma, tutto è difficile. E così, mentre gli apparati burocratico-amministrativi della diplomazia ministeriale annaspano tra programmi di spending review e ridimensionamento della rete degli Istituti di cultura, le istituzioni culturali italiane – private e non – procedono, sull’esempio delle imprese economiche e delle aziende commerciali, ad organizzarsi da sole ed intraprendono autonomamente i loro contatti con le istituzioni dei governi esteri, cercando di sopperire alle deficienze romane.
Così ha fatto l’Università della Calabria, sull’esempio di altre istituzioni italiane (le Regioni in primo luogo), per avviare contatti concreti e proporre progetti di avanguardia nel campo della collaborazione bilaterale, che istituzioni statali dominicane e strutture della cooperazione dell’UE che operano nell’area dei Caraibi sulla base dell’Accordo di Cotonou, hanno invece dimostrato di accogliere con estremo interesse.