E’ notizia degli ultimi giorni l’intenzione del governo di vendere alcune sedi estere che ospitano istituzioni diplomatiche italiane o istituti di cultura.
Il senatore Aldo Di Biagio, eletto nella ripartizione estera Europa, ha presentato una interrogazione a riposta orale ai Ministri dell’Economia e degli affari esteri. Eccola qui di seguito.
L’INTERROGAZIONE
Per sapere – premesso che:
si evidenzia che in data 10 maggio 2014 l’amministrazione del Maeci comunicava alle rappresentanza in Monaco di Baviera, la necessità di “prevedere un piano di razionalizzazione immobiliare che preveda in prospettiva l’accorpamento di tutte le funzioni istituzionali (consolari e culturali) presso un unico immobile (da individuare)” giustificando siffatto approccio in ragione del “generale indirizzo di spending review” lasciando intendere la sottesa volontà di operare un risparmio intervenendo sulla gestione degli immobili sede delle suddette rappresentanze;
si ritiene opportuno segnalare che le sedi, oggetto del suindicato piano di razionalizzazione/dismissione afferiscono alla prestigiosa sede del Consolato Generale, una villa costruita nel 1901 per la famiglia Kustermann e divenuta sede diplomatica dal 1951, attualmente soggetta a vincolo delle Belle Arti, e alla sede dell’Istituto Italiano di Cultura, costruita nei primi anni ’50, che si configura come un immobile di prestigio segnalato anche nelle riviste tedesche di architettura;
si evidenzia che lo stesso Maeci nella suindicata nota del 2014 avrebbe evidenziato l’opportunità di “effettuare un’analisi benefici-costi dell’operazione” al fine di “valutarne la fattibilità” e questa consisterebbe nella preliminare acquisizione di “perizie di valore reperite localmente secondo quanto previsto dalla legge 183/11”;
in data 30 luglio 2014, il Consolato Generale di Monaco di Baviera avrebbe segnalato al DGAI del Maeci le risultanze della suindicata perizia, evidenziando che dai documenti forniti dall’agente immobiliare locale sarebbero risultati come valori immobiliari “19.800.000 di euro per la struttura consolare e 7.800.000 di euro per l’Istituto di cultura” per un costo di perizia di euro 4959,33;
A seguito di tale rilevazione non risulta all’interrogante che sia stata effettivamente elaborata un’analisi benefici-costi dell’operazione di dismissione, così come da mission della stessa amministrazione;
nel luglio 2015 risulta essere stata avviata un’operazione di permuta che non ha dato poi esito positivo;
risulta all’interrogante che in data 8 marzo 2017 l’Amministrazione del Maeci in una nota al Consolato di Monaco abbia evidenziato di ritenere “prioritario avviare una mirata ricerca di mercato per l’individuazione di un immobile da destinare a nuova sede del Consolato generale” invitando lo stesso “a procedere con la massima tempestività alla ricerca di un edificio”, prevedendo una missione in loco “al fine di valutare le varie proposte immobiliari esistenti sul mercato locale (…) sia in termini di acquisto che di locazione temporanea”;
per quanto riguarda l’immobile sede dell’Istituto di Cultura di Monaco, risulta all’interrogante che sia stato oggetto di un’offerta di acquisto notevolmente ridimensionata rispetto al valore immobiliare individuato nella perizia effettuata dal tecnico nel 2014 e per tale ragioni il Maeci avrebbe richiesto una verifica con la società che originariamente aveva redatto la perizia;
per entrambi gli immobili, il Maeci avrebbe richiesto un aggiornamento della perizia immobiliare da parte dei tecnici locali, con conseguenti nuovi oneri in capo all’Amministrazione, in ragione del lasso di tempo trascorso dall’ultima valutazione che ne giustificherebbe la sussistenza di un divario rispetto alle offerte di mercato;
appare evidente che per quanto possa ritenersi eventualmente “interessante”, nella prospettiva di immediato introito da parte dell’amministrazione, il valore immobiliare determinato in sede di perizia dovrà comunque subire le influenze della variabilità delle dinamiche di mercato;
vale la pena segnalare ulteriormente che l’immobile sede dell’IIC, – tra le altre cose – è stato acquistato anche con il supporto della comunità italiana, che ha finanziato e donato allo Stato la struttura, pertanto il valore simbolico di un’eventuale dismissione sarebbe significativamente compromesso;
l’ipotesi di rimodulare le modalità di rappresentanza in una città come Monaco di Baviera, con il conseguente sollevamento anche delle ipotesi di chiusura delle strutture, in particolare dell’IIC, rappresenta un rischio notevole per le potenzialità del nostro Paese e per la prioritaria esigenza di garantire la continuità operativa della presenza italiana in una realtà che è nel contempo strategica sotto il profilo delle relazioni diplomatiche, politiche ed economiche e rilevante per quanto attiene la consistenza della presenza italiana sul territorio;
l’ipotesi di procedere ad acquisto di nuovi locali, una volta completata la procedura di dismissione di quelli attualmente operativi, risulta complessa ed immotivata anche in ragione del fatto che, stando alle analisi delle previsioni del trend immobiliare sul territorio tedesco, in particolare nell’ambito del Land, risulta che sul medio periodo si potrebbe assistere ad un incremento dei tassi di interesse con un conseguente incremento del valore degli immobili segnatamente per quanto riguarda immobili di pregio: pertanto in uno scenario così complesso procedere con la vendita di immobili di rilevanza storico-architettonica per poterne accedere ad altri si configura come una manovra scarsamente strategica;
nel contempo anche l’opzione dell’affitto risulterebbe scarsamente strategica, poiché gli oneri di affitto, che mensilmente si aggireranno su cifre sicuramente non inferiore ai 30mila euro mensili al netto di spese accessorie, sul medio-lungo periodo arriverebbero a superare gli eventuali ricavi derivati dalla vendita degli immobili;
a tal riguardo si ritiene opportuno segnalare che la Baviera è tra i Land più rilevanti della Germania, uno dei maggiori partner commerciali dell’Italia e questo elemento, nella sua rilevanza, dovrebbe indurre l’Amministrazione a non apportare alcune variazione alle formule di rappresentanza soprattutto se queste rischiano di compromettere in termini di onere sull’erario o di ridimensionamento delle potenzialità di rappresentanza, politiche ed economiche dell’Italia in Germania;
si ritiene ulteriormente opportuno evidenziare che il venir meno dell’attuale operatività dell’IIC, comporterebbe anche la perdita di introiti derivanti dall’utilizzo della struttura per eventi e iniziative correlate alle attività della rappresentanza e, ad esempio, dei corsi di lingua italiana che coinvolgono circa 700 studenti a semestre con le ricadute negative in termini di promozione e supporto alla cultura italiana, le stesse che il Governo ciclicamente si promette di tutelare con interventi ed indagini conoscitive predisposte a livello parlamentare: non si evince dalle informazioni a disposizione dell’interrogante che siano state annoverate tali variabili nella definizione dell’analisi benefici-costi;
appare presumibile che l’orientamento prescelto dall’amministrazione di privilegiare una dismissione di immobili di pregio che verosimilmente potrebbe arrecare un vantaggio all’erario esclusivamente apparente e capace di estinguersi sul brevissimo periodo, risponda all’esigenza di apportare un immediato correttivo in tabella 6 del bilancio MAECI, trascurando che tale rimaneggiamento comporterà irrimediabilmente il sovrapporsi di oneri sul medio e lungo periodo, con tanto di aggravio in termini di immagine delle potenzialità culturali ed economiche del nostro Paese e di compromissione della relazione di rispetto e di fiducia con Roma;
il programma avviato dal Maeci è stato accolto con preoccupazione dalla comunità italiana in loco, a tal riguardo si segnala il lancio di una petizione in favore del mantenimento e valorizzazione delle sedi del Consolato Generale e dell`Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera i cui promotori sono referenti tra i più autorevoli della comunità italiana, si ricorda in primis il Presidente del Comites locale;
quali sono le risultanze a cui è giunta l’analisi dei benefici-costi dell’operazione correlata alla dismissione degli immobili di cui in premessa, e se in questa analisi si siano tenute conto di tutte le variabili indicate nel presente atto;
se non si ritenga opportuno rivedere l’attuale programma di dismissione in ragione degli eventuali paradossi in termini di impatto sull’erario – evidenziati in premessa – che siffatto piano potrebbe determinare;
qualora si intendesse comunque proseguire con il programma di dismissione immobiliare di cui in premessa, in che modo si intende salvaguardare la rilevanza, l’operatività ed il prosieguo delle attività della rappresentanza diplomatico – consolare e culturale italiana in Monaco di Baviera, nonché il valore di questa rappresentanza per la comunità italiana che – si ricorda – ha tra le altre cose finanziato e donato la struttura dell’IIC, e se – tal riguardo – si è inteso già individuare una soluzione atta a rendere praticabile questa salvaguardia, individuando un eventuale progetto alternativo di ricollocazione delle rappresentanze atto anche a “risarcire” in un certo senso le comunità di quanto investito, non solo in termini economici ma anche e soprattutto in termini di operatività, iniziative e potenzialità;
Quali siano i criteri perseguiti per l’individuazione della sede di rappresentanza diplomatica da “razionalizzare” e nello specifico quali sarebbero stati gli elementi presi a riferimento che abbiano legittimato l’esigenza, apparentemente inderogabile, di procedere con la dismissione di beni immobili di pregio e particolarmente funzionali alle esigenze della rappresentanza o se tale individuazione e conseguente scelta operativa sia da intendersi come il punto di approdo di valutazioni multilivello e di mediazioni tra soggetti istituzionali, frutto di eventuali calcoli di opportunità che dunque esulano qualsivoglia criterio di oggettiva individuazione di parametri di eventuale esigenza di razionalizzazione.
Aldo Di Biagio
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