‘Quando nel 1980 ci fu il terremoto in Irpinia e crollarono alcune strutture carcerarie, i detenuti – racconta un agente di polizia penitenziaria – si misero a rimuovere le macerie insieme a noi’. Nell’aprile 2009, quando il sisma distrusse L’Aquila, 4 detenuti di Rebibbia andarono a cucinare nelle tendopoli. Storie di solidarieta’ che arrivano dal carcere. Una solidarieta’ che puo’ essere opportunamente incanalata. Si inserisce in questa logica la proposta arrivata oggi dal ministro della Giustizia Paola Severino di utilizzare anche i detenuti per la ricostruzione nell’Emilia colpita dal sisma. Un’idea, per ora, da approfondire. Ma e’ significativo che alcuni dei detenuti che Severino ha incontrato nella sua visita al carcere della Dozza a Bologna abbiano manifestato spontaneamente la volonta’ di impegnarsi in tal senso. Quella di incentivare il lavoro dei carcerati e’ un’idea a cui il ministro tiene particolarmente. Vanno in questa direzione iniziative gia’ avviate, come il protocollo d’intesa tra il Comune di Roma e l’Amministrazione penitenziaria per l’impiego di 18 detenuti in attivita’ di recupero archeologico, siglato ad aprile. E furono sempre dei detenuti ad aiutare a spalare la neve quando quest’inverno nevico’ nella Capitale.
Di fondo, l’eventuale impiego di detenuti per la ricostruzione in Emilia, non comporterebbe una gestione straordinaria, rientrando nel piu’ ampio quadro gia’ fissato per legge sull’utilizzo nei servizi sociali. Chiaramente il detenuto deve possedere determinati requisiti, in termini di pericolosita’ e di tipo di pena, per essere ammesso al lavoro esterno. E spetta comunque al Tribunale di sorveglianza dare il nulla osta. Una procedura valida anche per l’eventuale impiego nelle aree terremotate.
Il 20 giugno sara’ sottoscritta un’intesa tra Anci (Associazione Comuni italiani), Ministero della Giustizia e Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), per potenziare iniziative di questo genere e consentire ai detenuti di accedere al lavori esterni di pubblica utilita’ quali pulizia strade, parchi, recupero ambientale. A pagare i carcerati saranno gli stessi Comuni, che potranno avvalersi di questa risorsa anziche’ appaltare a ditte esterne questi lavori. Il protocollo d’intesa generale sara’ accompagnato da una serie di accordi a latere per le specifiche situazioni locali e proprio qui potrebbe trovare sistemazione anche un piano ad hoc per il sisma in Emilia. Naturalmente, nessuno sara’ obbligato: l’eventuale impiego avverra’ su base volontaria.
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