‘Quando il Signore mi chiamera’ a se’ e mi unira’ alle persone care che ho conosciuto e con le quali ho vissuto qui sulla terra, io saro’ libero da tutti i beni materiali ai quali, per grazia di Dio, non ho mai attaccato il cuore’. Cosi’ don Ivan Martini, il sacerdote scomparso sotto il crollo della parrocchia di Rovereto di Novi, scrive in un passaggio del suo testamento spirituale letto al termine della celebrazione del suo funerale nella chiesa di Quartirolo di Carpi.
Il testamento don Ivan lo ha scritto l’8 luglio 1992, durante alcuni giorni di campo scout in val di Concei in Trentino.
‘Tali beni materiali (soldi e non soldi) – scrive – li lascio tutti alla chiesa parrocchiale in cui mi trovo come parroco o, nel caso non lo fossi piu’, alla casa soggiorno per il clero di Carpi’. Nella lettera che ha vergato ‘in piena coscienza, come mia ultima volonta’, come testamento’, don Ivan aggiunge: ‘gradirei che la mia sepoltura avvenisse nel cimitero della parrocchia in cui mi trovo come sacerdote mandato dal vescovo’ e, scrive ancora in un altro passaggio, ‘che venisse comunicato a tutti coloro che desiderano manifestare il loro affetto nei miei confronti con dei fiori, che l’equivalente spesa venga raccolta e devoluta al centro missionario di Carpi. E’ sufficiente infatti un cuscinetto a forma di croce sulla mia bara: cosi’ aveva desiderato mia madre per se’ prima di morire, cosi’ desidererei anch’io’.
Dopo la lettura del testamento di don Martini, il vescovo di Carpi, mons.Francesco Cavina, nel tratteggiare un ultimo ricordo del parroco, ha invitato a prendere il suo posto auspicando, probabilmente, nuove vocazioni da parte dei giovani. ‘Don Ivan ha lasciato un vuoto incolmabile. Ora – ha chiesto rivolgendosi all’assemblea riunita per il funerale – chi e’ pronto e’ disponibile a prendere il suo posto? Chi e’ disponibile a prendere il posto di don Ivan? Questa e’ la risposta che don Ivan si aspetta da noi, se no sono tutte parole, sentimenti che finiscono: qualcuno prenda le redini che lui ha lasciato’.
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