I piccoli e medi imprenditori del biomedicale di Mirandola travolti dal sisma sono gia’ ripartiti e ‘non siamo stati ad aspettare le leggi. Senno’ eravamo ‘morti”. Maria Gorni guida il Consobiomed, il consorzio di una trentina di pmi del distretto travolto dal terremoto, citato ieri dal presidente Giorgio Napolitano come l’eccellenza che l’Italia non puo’ permettersi di perdere. Gorni mette subito in chiaro di parlare solo a nome dei suoi associati (nel distretto ci sono anche multinazionali che non ne fanno parte). Ma non ha dubbi: ‘Tra noi non e’ stato fermo nessuno, non abbiamo aspettato i vigili del fuoco. Gli imprenditori sono entrati di notte per portare via quel che si poteva salvare. Io l’ho fatto a mio rischio, con la mia famiglia. Non ho fatto venire nessun dipendente. Ci mancherebbe’.
Agibilita’ o meno, con o senza decreto, nel giro di pochi giorni ha riattivato l’amministrazione della sua azienda, la Ri.mos. – ‘Vendo ad ospedali in 76 paesi del mondo, potevamo stare fermi?’. In massimo 10 giorni la produzione sara’ al 100 per cento. ‘Ho una altra sede a Brescia. L’ho spostata temporaneamente la’. Ho parlato con i sindacati e i dipendenti. Hanno accettato di fare la spola’. Cosi’ ogni giorno una decina dei 32 dipendenti, oltre a vari mezzi, vanno e vengono per portare merce e personale. La Provincia di Brescia sta lavorando per trovare alloggi temporanei. Disagio si’, ma l’orgoglio di ‘non aver messo nessuno in cassa integrazione, tranne le due persone che facevano le pulizie perche’ non ho piu’ il capannone da pulire’.
L’obiettivo e’ chiaro: ripartire anche a Mirandola presto, ‘di sicuro prima dell’inverno’. Il consorzio sta facendo un censimento di quello che serve alle aziende per ripartire, per cercarlo sul mercato. ‘Ci servono le ‘camere bianche’, le strutture obbligatorie per assemblare i prodotti del biomedicale. Il nostro problema e’ che se cambiamo anche solo una parte della linea produttiva dobbiamo rifare tutta la certificazione, obbligatoria per vendere i nostri prodotti’.
Nel dramma ci sono anche cose buone, racconta. Le banche ‘hanno chiamato subito per sapere se ci serviva qualcosa’. Due Ausl della Toscana hanno saldato sull’unghia gare del 2011 per prodotti di ginecologia.
C’e’ in questa imprenditrice una testarda volonta’ di non voltarsi indietro. Vede si’ del terremoto l’enorme parte negativa: ‘la distruzione, le vittime, e anche il fatto che delle aziende da qui se ne andranno. Un mio collega ha spostato la produzione in Sardegna. Non e’ di queste parti, credo che non tornera”. Ma Gorni guarda gia’ a domani, e trova nel terremoto anche una positiva: ‘mai in Italia si era parlato del biomedicale mirandolese. Ora ci si e’ accorti che esiste un’eccellenza. Qualcuno se ne andra’, ma grazie a questo qualcuno altro potrebbe arrivare’. Lo si deve anche alla visita di Napolitano? ‘Ogni cosa e’ importante, e la visita l’ho trovata giusta. E’ quel che doveva fare. Ma le dico una cosa: io ieri non sapevo nemmeno se venisse a Mirandola… Dovevo lavorare’ perche’ ‘quando si tocca il fondo si puo’ risalire, anche in tempi brevi’ .
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