Per la Turchia – gia’ a livelli di altissima tensione con la Siria – e’ aria di crisi ora anche con la Russia dopo l’intercettazione ieri sopra il proprio territorio di un aereo civile siriano in volo da Mosca a Damasco, sospettato di trasportare armi e costretto a atterrare ad Ankara. Il ministero degli esteri di Mosca questa mattina ha espresso ‘preoccupazione’ e ha chiesto ‘spiegazioni’ al governo turco per l’intercettazione dell’aereo, che ‘ha messo a rischio la sicurezza’ dei 37 passeggeri e membri dell’equipaggio, 17 dei quali russi. Damasco ha accusato Ankara di avere commesso un atto di ‘pirateria’. Secondo Mosca le autorita’ turche ‘senza spiegare i motivi e violando la convenzione bilaterale consolare’ hanno ‘negato ai diplomatici russi la possibilita’ di incontrare i cittadini russi rimasti bloccati per otto ore all’aeroporto’ senza potersi alimentare.
La decisione di intercettare l’aereo, secondo la stampa turca, e’ stata presa direttamente dal premier islamico nazionalista Recep Tayyip Erdogan sulla base di informazioni di intelligence – Usa secondo Milliyet – che segnalavano la presenza a bordo di un carico di armi. Gli ispettori turchi, secondo la tv pubblica Trt, avrebbero trovato nella stiva dell’aereo, ripartito per Damasco poco prima di mezzanotte, materiale per sistemi di comunicazione militare ed elementi che ‘potrebbero’ essere usati per dei missili. Una parte del carico e’ stata sequestrata ed e’ in corso di analisi.
Da Mosca fonti dell’ente russo che si occupa dell’export militare hanno pero’ smentito che a bordo potessero esserci armi o equipaggiamenti militari. ‘Se ci fosse la necessita’ di fornire alla Siria qualsiasi elemento tecnico-militare o armamenti sarebbe fatto nel modo prestabilito e non in modo illegale tanto piu’ usando un aereo civile’ hanno precisato le fonti, ricordando che la cooperazione tecnico-militare con Damasco non e’ stata interrotta. Ankara, da una settimana vicina a un conflitto armato con Damasco nella ‘crisi dei colpi di mortaio’ siriani caduti sul suo territorio, uno dei quali una settimana fa ha fatto cinque morti, cui ha risposto con salve di artiglieria oltre-confine, ha replicato di avere agito ‘nel quadro della legge nazionale e internazionale’ per impedire il transito di armi verso Damasco. Il ministro degli esteri Ahmet Davutoglu ha detto che la Turchia e’ determinata ‘a controllare i trasferimenti di armi a un regime che conduce un tale brutale massacro contro i propri cittadini’.
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