Due attentati dinamitardi hanno scosso anche oggi Damasco, in una giornata che ha visto altre decine di persone morire in Siria negli scontri tra ribelli e forze del regime o sotto le bombe, mentre una soluzione politica rimane lontana: ostacolata dalle divisioni internazionali.
Combattimenti e bombardamenti continuano tra l’altro a martirizzare Homs, culla delle prime proteste anti-Assad, dove ieri, secondo l’agenzia vaticana Fides, e’ stato ucciso ‘l’ultimo cristiano’ rimasto nel centro della citta’. Si tratta di Elias Mansour, un greco-ortodosso di 84 anni, che non aveva voluto lasciare la sua casa, nella strada di Wadi Sayeh, poiche’ doveva prendersi cura di suo figlio Adnane, handicappato. Di quest’ultimo non si hanno piu’ notizie. Mentre in precedenza il nunzio apostolico in Siria, mons. Mario Zenari, aveva detto che centomila cristiani erano ormai fuggiti da Homs.
La Cina ha intanto presentato un nuovo piano di pace in quattro punti all’inviato dell’Onu e della Lega Araba Lakhdar Brahimi, in visita a Pechino. Ma il primo prevede che le parti in conflitto facciano tacere le armi. E questo non si e’ rivelato possibile nemmeno per la tregua chiesta dalle Nazioni Unite nei quattro giorni delle celebrazioni per la festa islamica del Sacrificio, da venerdi’ a lunedi’ scorsi. Da parte sua, il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov ha affermato da Parigi che il ‘bagno di sangue’ continuera’, se i Paesi occidentali si ostineranno a chiedere l’estromissione del presidente Bashar al-Assad quale pregiudiziale di una qualsiasi soluzione politica. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha ribadito al contrario da Zagabria che gli Usa vogliono ‘aiutare l’opposizione a unirsi’ e a estendersi oltre il Consiglio nazionale siriano (Cns), con l’inclusione di altre forze interne alla Siria. Ma ha anche invitato gli oppositori a ‘resistere piu’ decisamente alle deviazioni degli estremisti’, che – ha ammesso – stanno tentato di infiltrarsi fra le file ‘della rivoluzione’. Circa 150 oppositori, tra cui membri del Cns e dell’Esercito libero siriano (Els), si sono riuniti nel frattempo in Turchia e hanno reso noto di volere costituire un governo unitario provvisorio anti-Assad.
Ma la violenza non cessa. Almeno 102 persone sono state uccise oggi in tutto il Paese, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). A Damasco, secondo fonti ufficiali, 11 persone sono rimaste uccise nell’esplosione di una bomba rudimentale piazzata in un contenitore dei rifiuti vicino al mausoleo sciita di Zeinab, meta ogni anno di centinaia di migliaia di pellegrini provenienti anche dall’Iran. Il santuario si trova del resto in un sobborgo a maggioranza sunnita, dove intensi combattimenti sono stati segnalati oggi tra i ribelli e le forze governative dai Comitati locali di coordinamento (Lcc).
Un’autobomba e’ esplosa invece nel pomeriggio a Moadimiya, sobborgo sud-occidentale della capitale e roccaforte del fronte anti-regime, che ha dato la notizia accusando dell’accaduto i lealisti. Secondo l’Ondus, nell’episodio una persona e’ morta. Gli Lcc affermano inoltre che 36 persone hanno perso la vita ad Aleppo, tra cui almeno nove sorpresi da due bombardamenti su forni del pane nelle zone di Atareb e di Kfar Hamra. Almeno quindici sarebbero infine le vittime dell’ennesima ondata di raid aerei condotti su Zamalka, altro sobborgo di Damasco.
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