Millimetro dopo millimetro, fra mosse tattiche e segnali di fumo diplomatici, si iniziano a intravedere i possibili contorni della Conferenza di pace che Usa e Russia hanno deciso di convocare a Ginevra in giugno per porre fine al bagno di sangue siriano. Il governo di Damasco, ha annunciato oggi Mosca, in linea di principio e’ pronto a partecipare a ‘Ginevra 2′. L’opposizione, sempre divisa, si orienta a sua volta a essere presente. D’altronde non ci sono alternative, a meno di lasciare spazio all’avversario. A Istanbul la Coalizione nazionale siriana, formata prevalentemente da forze islamiche e considerata da diversi paesi occidentali e islamici la componente principale dell’opposizione, e’ riunita fino a domani per decidere come procedere. La Coalizione per ora esprime riserve, e chiede che la conferenza di Ginevra parta con un mandato negoziale che preveda come preliminare a una fase di transizione l’uscita di scena di Assad. Il presidente siriano pero’ negli ultimi giorni ha nuovamente escluso di lasciare prima delle presidenziali del 2014, sfidando l’opposizione al confronto nelle urne.
‘Finiremo con l’andare a Ginevra’, ha previsto senza entusiasmo oggi a Istanbul un delegato. Una opinione condivisa da Burhan Ghaliun, considerato uno dei favoriti nell’elezione del nuovo presidente, domani, in sostituzione del dimissionario Moaz al Khatib. A conferma delle sempre forti divisioni interne non ha raccolto consensi a Istanbul la proposta di piano per una transizione da portare a Ginevra avanzata dal moderato al Khatib.
Il presidente uscente ieri ha offerto un salvacondotto a Assad se lascera’ il Paese cedendo il potere al vicepresidente Faruk al Shara o al premier Wael al Halki, che dovrebbero gestire per 100 giorni la prima fase di transizione. Quella di al Khatib ‘e’ solo una sua personale opinione’, e’ sbottato Louay al Safi, candidato alla presidenza con l’attuale leader ad interim George Sabra e l’attivista Ahmed Tumeh Kheder. La linea intransigente in vista di Ginevra della Coalizione e’ criticata da Randa Kassis, uno dei leader dell’opposizione laica, presidente del Movimento della societa’ pluralista. ‘Non si puo’ andare a un negoziato dicendo all’altra parte discuto solo la tua uscita o la tua morte’, avverte, sottolineando che Assad ‘e’ ancora forte’. Per Kassis la Coalizione e’ condizionata dall’esigenza di non essere scavalcata dai capi militari che combattono sul terreno. Il segretario di stato Usa John Kerry e il capo della diplomazia russa Sergei Lavrov si vedranno lunedi’ a Parigi per aggiungere nuovi tasselli al precario mosaico di Ginevra. Mentre l’Iran oggi ha avvertito attraverso il suo ambasciatore ad Ankara Alireza Bikdeli che se ‘l’opportunita’ storica’ di Ginevra 2 fallira’, la Siria rischia di diventare un ‘nuovo Afghanistan’. Sempre lunedi’ a Bruxelles i ministri degli Esteri Ue parleranno dell’embargo sulle armi all’opposizione.
Oxfam ha diffidato l’Europa dal revocarlo: sarebbe ‘irresponsabile’, ha avvertito, ‘avrebbe ‘conseguenze devastanti’ per la popolazione civile. Sul terreno intanto si combatte sempre la ‘madre di tutte le battaglie’ attorno alla citta’ strategica di Qusayr, fra Damasco, la ‘regione alawita’ e il Libano. I ribelli sono in difficolta’ davanti ai governativi appoggiati dagli Hezbollah. La riconquista di Qusayr sarebbe una dimostrazione di forza di Damasco prima di Ginevra 2. Mentre i ribelli hanno denunciato oggi per l’ennesima volta l’uso di armi chimiche da parte del regime che, a loro dire, avrebbe attaccato con i gas la cittadina di Adra, nella periferia di Damasco, causando 4 morti e 50 intossicati. Denuncia che non e’ possibile verificare con fonti indipendenti.
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