Rintanati nelle loro basi, senza nemmeno piu’ tentare di osservare la mattanza in corso in Siria: e’ quello che fanno da oggi i 280 berretti blu della missione Onu (Unsmis) a causa della escalation di violenza nel Paese, scosso da 15 mesi di repressione e conseguente rivolta armata. Questo mentre Homs assediata e’ di nuovo sotto le bombe governative e un migliaio di civili, musulmani e cristiani, sono intrappolati nella terza citta’ siriana ormai semidistrutta.
Gli Stati Uniti hanno stasera annunciato di aver avviato consultazioni con i partner internazionali ‘sui prossimi passi verso una transizione politica in Siria, come richiesto dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu’. Perche’ ‘prima avviene una transizione, maggiori sono le possibilita’ di evitare una sanguinosa guerra civile’. E all’inizio della settimana prossima, a margine del G20 di Los Cabos in Messico, il presidente americano Barack Obama parlera’ di Siria con i colleghi russo Vladimir Putin e cinese Hu Jintao.
In una conferenza stampa a Damasco il generale norvegese Robert Mood, comandante della missione Onu, ha detto che ‘in questa situazione ad alto rischio gli osservatori non faranno le loro ricognizioni e resteranno nelle loro basi fino a nuovo ordine. Gli impegni con le parti saranno limitati’. ‘La sospensione – ha spiegato Mood – sara’ presa in esame quotidianamente. Le operazione riprenderanno quando vedremo che la situazione sara’ idonea per portare avanti le attivita’ su cui abbiamo mandato’. ‘Lasciatemi essere chiaro – ha aggiunto – l’Unsmis e’ impegnata con il popolo siriano. Siamo pronti a lavorare con le parti per condurle alla fine delle violenze e alla promozione del dialogo politico. Il ripristino delle normali attivita’ resta il nostro obiettivo’. ‘Negli ultimi dieci giorni – ha detto Mood – c’e’ stata un’intensificazione delle violenze armate in tutta la Siria.
Questa escalation limita la nostra capacita’ di osservare, verificare e riferire cosi’ come quella di fornire assistenza per dialogo e piani di stabilita’. Sostanzialmente, ci impedisce di portare avanti il nostro mandato’.
Da parte sua il regime siriano ha oggi affermato di comprendere la decisione annunciata da Mood e ha ribadito l’impegno a rispettare il piano dell’inviato speciale dell’Onu Kofi Annan: ‘Abbiamo spiegato al comando della missione (Onu) che i gruppi terroristici hanno intensificato i loro atti criminali, minacciando le vite degli osservatori’.
Secondo fonti locali sentite oggi da attivisti siriani anti-regime e confermate dall’agenzia cattolica Fides, in alcuni quartieri di Homs, roccaforti dei ribelli colpite dall’artiglieria delle forze fedeli al presidente Bashar al Assad, sono intrappolati un migliaio di civili tra cui bambini, donne e anziani, che sono ‘in reale pericolo di vita. Non hanno nulla, vivono nel panico, sono nel bel mezzo di bombardamenti e combattimenti’. Anche per questo, e nel giorno in cui il Centro di documentazione delle violazioni in Siria riferisce le generalita’ di 54 persone uccise per lo piu’ nei sobborghi intorno a Damasco, il Consiglio nazionale siriano, principale piattaforma di oppositori all’estero, invoca ‘l’invio in Siria di una missione Onu piu’ numerosa, in grado di proteggersi dalla violenza del regime’.
Discussione su questo articolo