La diplomazia non riesce a superare il ‘niet’ della Russia all’Onu per una risoluzione sul conflitto siriano. Ma mentre al Palazzo di Vetro si discute di commi e paragrafi, in Siria si continua a morire. Centinaia di migliaia di persone sono attese in piazza per ricordare il trentennale del massacro di Hama, in cui il padre del presidente Bashar al-Assad, Hafez, stronco’ nel sangue la rivolta dei Fratelli musulmani provocando tra i 25mila e i 50mila morti. A meta’ giornata gia’ si contavano 19 morti nella respressione delle proteste.
I membri del Consiglio di Sicurezza Onu hanno trovato un accordo di massima su un testo della bozza di risoluzione sulla Siria, ma la Russia chiede tempo e continua a minacciare il veto qualora il documento venisse votato oggi. Secondo fonti della BBC, i rappresentanti russi chiedono piu’ tempo per consultarsi con Mosca sulla nuova versione, emendata da alcuni passaggi non graditi al Cremlino e sostanzialmente annacquata rispetto alla precedente versione. "Abbiamo il testo – ha detto l’ambasciatore russo presso le Nazioni Unite, Vitaly Churkin, citato dall’agenzia Ria Novosti, dopo un incontro a porte chiuse del Consiglio – lo invieremo alle nostre capitali e aspetteremo il risultato". Churkin – che nei giorni scorsi si era fatto portavoce dell’opposizione del Cremlino alla bozza appoggiata da Paesi arabi e Occidente – ha notato comunque che l’attuale accordo sul nuovo documento "non predetermina in alcun modo il suo destino", lasciando intendere che un voto favorevole di Mosca e’ lungi dall’essere scontato. Nel nuovo testo, e’ stata stralciata la parte del passaggio di poteri di Assad al suo vice, come pure la frase "formazione di un governo di unita’ nazionale"; rimosso anche un paragrafo che esorta gli Stati membri ad agire per impedire il flusso di armi verso la Siria, altro passaggio che aveva trovato l’opposizione della Russia.
Intanto in Siria, si vive l’ennesimo venerdi’ di sangue. Secondo gli attivisti locali, alla fine della preghiera ci sono stati cortei e scontri in molte citta’, con un primo bilancio di 19 morti. E non e’ tutto, perche’ continuano le denunce di torture sui bambini: secondo Human Rights Watch, l’esercito e le forze di sicurezza da quando sono cominciate le rivolte hanno "ucciso, arrestato, torturato" ragazzi minorenni "nelle case, nelle scuole e persino nelle strade". Ed e’ l’ultimo, ennesimo orrore di un regime che non accenna a deporre le armi.
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