Hanno visto i propri genitori, fratelli e cugini uccisi nei modi piu’ brutali, anche con blocchi di cemento usati per fracassare le teste di innocenti civili. Sono stati incarcerati, torturati in modo "raccapricciante", vessati. Sono i bambini siriani fuggiti dal Paese che raccontano la guerra, in un viaggio nell’orrore che al confronto l’Inferno dantesco sembra una passeggiata. Le testimonianze sono state raccolte da Save the Children.
L’Ong ha deciso di renderle pubbliche oggi, nella speranza che le Nazioni Unite raccolgano l’appello per fermare i massacri, e per raccogliere maggiori e piu’ dettagliate informazioni per individuare i responsabili.
"Ero a un funerale, poi un razzo ha fatto strage", racconta Hassan, 14 anni: "Siamo andati a tirare fuori i cadaveri (tra i quali quelli di uno zio e di un cugino, ndr). Ho trovato parti del corpo ammassate una sull’altra e quando siamo arrivati alla moschea abbiamo trovato decine e decine di cadaveri… I cani hanno continuato a mangiare i corpi per giorni".
Khalid, 15 anni, racconta invece di come e’ stato arrestato, e detenuto per giorni insieme a decine di suoi coetanei. "La cosa buffa e’ che per torturarci ci hanno rinchiuso nella nostra vecchia scuola. Per due giorni ci hanno costretto a stare in piedi, senza mangiare ne’ bere. Penso fossimo in cento. Poi mi hanno preso e appeso al soffitto per i polsi e hanno iniziato a picchiarmi. Mi hanno spento le sigarette sul corpo, ecco guardate i segni. Ad altri hanno dato le scosse elettriche. In alcuni casi usano i bambini per avanzare nei villaggi, usandoli come scudi umani".
Save the Children non specifica chi siano i torturatori, anche se cita i risultati della commissione Onu sui crimini di guerra in Siria che punta l’indice in particolare contro le milizie paramilitari filo-governative alawite, che secondo alcuni analisti stanno portando avanti una vera e propria pulizia etnica in Siria ai danni dei sunniti. Non mancano pero’ episodi di crimini commessi dai ribelli, anche loro in alcuni casi contro i bambini, per lo piu’ alawiti, la stessa setta religiosa del presidente Bashar al Assad.
Save the Children ha lanciato una petizione in cui chiede al segretario dell’Onu Ban Ki-moon di "assicurare che le Nazioni Unite mettano in campo tutte le risorse necessarie per registrare tutte i crimini contro i bambini in Siria", e sottolinea a tutte le parti del conflitto che questi crimini "verranno mostrati al mondo intero" e queste "atrocita’ non saranno tollerate".
Intanto pero’ i massacri si susseguono: Mohamad, 15 anni, ha assistito alla strage nel suo villaggio. "Hanno ammazzato circa 25 persone, l’ho visto con i miei occhi. Usavano metodi diversi per uccidere, con gli elettroshock, oppure tirando macchinari e blocchi di cemento sulle teste per fracassarle". Altrettanto terrificante il racconto di Wael, 16 anni: "Nel giardino di casa avevamo scavato un buco per nasconderci quando arrivavano i soldati. L’ultima volta ci siamo nascosti dalle 7 del mattino alle 5 del pomeriggio. Ero terrorizzato. Una volta pero’ mi hanno arrestato. Eravamo in 13, il piu’ piccolo aveva 6 anni. Si chiamava Ala’a: non capiva cosa stesse succedendo. E’ stato torturato piu’ di ogni altro, volevano che il padre si consegnasse. Lo hanno picchiato per tre giorni, senza dargli da mangiare ne’ bere. Poi e’ morto. Hanno trattato il cadavere come fosse quello di un cane".
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