La Treccani recita sull’Etica: “ogni dottrina o riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo, soprattutto in quanto intenda indicare quale sia il vero bene e quali i mezzi atti a conseguirlo, quali siano i doveri morali verso se stessi e verso gli altri, e quali i criteri per giudicare sulla moralità delle azioni umane”.
Quando Michael Walzer – filosofo statunitense – (corriere 27/8) ipotizza un intervento armato in Siria, motivandolo per motivi etici, deve aver effettuato a priori un’analisi della tipologia di Politica che si è perseguita in quello Stato! Se si tratta, infatti, di una politica dittatoriale e razzista, l’etica universale giustificherebbe l’intervento in quell’ambito. La vera domanda, infatti, è: chi è che determina i parametri base della a-moralità e dei crimini perpetrati? Sussiste realmente una perseveranza criminosa in quello Stato, o una parte della comunità mondiale vuole semplicemente liberarsi di un incomodo che intralcia accordi economici internazionali?
Noi italici abbiamo avuto un certo Machiavelli mezzo millennio fa, il cui pensiero grossolanamente è stato riassunto in: “il fine giustifica i mezzi”, e possiamo affermare che parlare di guerra in rapporto all’etica è molto, ma molto pericoloso, perché sarebbe come attendere un eco da un pozzo senza fine, nel quale ognuno può dire di avere ragione, in quanto ogni politica possiede una propria etica di riferimento (vedi etica nazista).
Gli italiani lanciarono bombe chimiche contro soldati africani, ma fu più etico lanciare una bomba atomica su milioni di civili a Hiroshima? Oggi è più nobile alterarsi per le bombe – presunte – siriane o che centinaia di fedeli cristiani siano bruciati nelle chiese, nel silenzio dei media mondiali? Sussiste un rapporto da calcolare di “vittime” innocenti per giustificare altre morti innocenti? Perché la Francia non organizza similmente una spedizione armata punitiva contro l’India o la Nigeria, dove i cristiani sono stati arsi vivi? Non lo fa, perché non ne trarrebbe alcun vantaggio!
Permettetemi, ma non credo più assolutamente a scusanti morali per giustificare un intervento armato, non perché sia contrario a questo uso, anzi, ma solo perché le motivazioni scatenanti sono menzogne che nascondono interessi economici individualistici, intrighi internazionali sulla gestione dell’economia mondiale (vedi Francia per il petrolio iraniano – contro lo Scià – o quello libico – contro Gheddafi). Se a questa certezza si sovrappone una speculazione teologica fondamentalista (sunnita-sciita), la situazione mondiale diventa catastrofica e l’etica va definitivamente a fasi fottere! Ecco forse perché conviene non accettare la sfida attuale non cadendo nel tranello delle corporazioni mondiali: trovare una via d’uscita dove non si dia ai fomentatori d’odio lo spazio per un loro intervento!
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