Il presidente siriano Bashar al Assad alimenta i timori di uno scontro con Israele, affermando che Damasco ha gia’ ricevuto dalla Russia i sofisticati nuovi sistemi di difesa aerea S-300 e ribadendo di essere pronto a riaprire il fronte del Golan. Mentre si presenta sempre piu’ irta di ostacoli la strada verso la conferenza Ginevra-2 proposta da Usa e Russia per trovare una soluzione politica.
Se una fonte del ministero degli Esteri russo ha annunciato una prima riunione di rappresentanti di Mosca, degli Usa e dell’Onu il 5 giugno a Ginevra, a Istanbul le varie anime della Coalizione delle opposizioni, dopo giorni di estenuanti discussioni, hanno trovato un primo punto di accordo ponendo due condizioni per partecipare ai negoziati che difficilmente potranno essere realizzate: che l’iniziativa di pace garantisca la partenza di Assad e, ancor prima, che le milizie sciite libanesi di Hezbollah che combattono al fianco delle truppe lealiste si ritirino dalla Siria, insieme con quelle iraniane di cui l’opposizione denuncia la presenza.
Pronta – e prevedibile – la reazione della Russia, con il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov che ha giudicato ‘inaccettabile’ la richiesta delle dimissioni di Assad, accusando la Coalizione delle opposizioni e i suoi sponsor regionali di cercare in tutti i modi di impedire il processo di pace e di voler arrivare ad un intervento militare. Lavrov ha anche sollevato dubbi sull’impegno di pace statunitense, criticando il rifiuto di Washington di escludere la possibilita’ di una ‘no-fly zone’ in Siria. Chi dice di voler partecipare alla conferenza – cui oggi Italia e Lega Araba hanno ribadito convinto sostegno – e’ il regime, ma il ministro degli Esteri Walid Moallem ha chiarito che Assad restera’ presidente almeno fino al 2014, quando potrebbe ripresentarsi candidato per un nuovo mandato. E a calmare gli animi non aiutano certo le dichiarazioni dello stesso presidente in un’intervista alla televisione libanese Al Manar dell’Hezbollah, di cui sono state diffuse anticipazioni per tutta la giornata. A partire dalla consegna degli S-300, che per Israele rappresentano una ‘linea rossa’ perche’ metterebbero in discussione la sua superiorita’ nei cieli. Se i missili russi arriveranno in Siria, ‘Israele sapra’ cosa fare’, ha detto il ministro della Difesa israeliano Moshe’ Yaalon due giorni fa.
Ma Assad ha avvertito anche lo Stato ebraico che la Siria "non fermera’ le fazioni arabe che tentano di liberare" le Alture del Golan occupate da Israele, riaprendo un fronte rimasto tranquillo per 40 anni. Il rais ha inoltre accusato Turchia, Arabia Saudita e Qatar di avere armato e inviato in Siria non meno di centomila miliziani per combattere contro il regime. Si fa intanto sempre piu’ tragica la situazione a Qusayr, la citta’ occupata dai ribelli, a dieci chilometri dal confine con il Libano, assediata dalle forze del regime e dalle milizie di Hezbollah. Sono oltre mille i civili feriti che hanno bisogno di cure mediche urgenti, ha affermato la Coalizione delle opposizioni, facendo appello perche’ ‘sia consentito l’accesso alla Croce Rossa e alla Mezzaluna Rossa per portare aiuti ed evacuare i civili innocenti’.
Un nuovo incidente e’ invece avvenuto alla frontiera con la Turchia, dove militari di Ankara hanno sparato verso la Siria dopo che una pattuglia di frontiera e’ stata bersagliata da fuoco proveniente da oltre frontiera, senza che ci fossero feriti. Non si hanno indicazioni per ora su chi sia responsabile dell’attacco ma la fascia di territorio lungo il confine dalla parte siriana e’ per lo piu’ controllata dai ribelli.
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