Proteste della Croce Rossa contro il Governo della Siria, che ha impedito ad un convoglio di entrare nel quartiere di Homs, dove l’opposizione dice che le truppe del presidente Bashar al-Assad hanno commesso un ennesimo massacro. La Croce Rossa internazionale ha detto di aver raggiunto la zona bombardata, sotto assedio da 26 giorni, ma di non avere avuto il permesso di accedere. Jakob Kellenberger, presidente della Organizzazione Internazionale, istituzionalizzata nel 1928 dalla XIII Conferenza internazionale dell’Aja e per la quale lavorano 128 milioni di persone, ha scritto in una nota che: “E’ inaccettabile che persone che si trovano in stato di bisogno e in emergenza da settimane non abbiano ancora ricevuto alcun aiuto".
Il quartire in questione è quello di Baba Amro, divenuto simbolo della resistenza ad Assad dopo che le truppe governative l’hanno assediata con carriarmati e artiglieria e bombardata pesantemente per settimane, uccidendo e ferendo i civili che si nascondevano tra le macerie.
Secondo l’Onu, le forze governative siriane hanno ucciso oltre 7.500 civili dall’inizio della rivolta un anno fa. Il governo siriano afferma che "terroristi armati" hanno ucciso oltre 2.000 soldati.
Anche ieri, secondo l’opposizione, almeno 40 persone sono state uccise in violenze in varie parti della Siria. E oggi, alla vigilia del voto presidenziale, il premier russo Vladimir Putin fa marcia indietro e dopo aver detto che in Siria la situazione non è quella che mostrano i mass-media occidentali, oggi dichiara che Mosca è inquieta per la situazione umanitaria in alcune città siriane, aggiungendo di non avere un rapporto speciale con il presidente Assad e riconoscendo al popolo siriano “il diritto di decidere chi deve governare il Paese”.
Il nostro ministro Giulio Terzi, che ha appena concluso la sua missione in Asia, ha oggi assicurato che l’Italia sta lavorando affinché sia adottata una “tregua umanitaria per consentire l’accesso ai convogli umanitari” ed aggiunto che la priorità è assicurare aiuti alla popolazione che “soffre” e “portare aiuti a città distrutte come Homs”. Iniziative di cui il Ministro si è fatto promotore a Bruxelles, nel corso del Consiglio dei Ministri degli esteri Ue che ha varato un nuovo pacchetto di sanzioni contro il regime di Assad. Nel frattempo – ha detto Terzi – “bisogna continuare la pressione sul governo di Assad e sostenere le opposizioni perché lavorino in modo coeso”.
In ambito Onu, secondo quanto ha detto Maurizio Massari, inviato speciale della Farnesina per il Mediterraneo e le primavere arabe, parlando a margine di un incontro presso l’università Link Campus di Roma, con l’ex presidente libanese Amine Gemayel , “stiamo lavorando per cercare di far evolvere la posizione di Pechino e Mosca. La diplomazia – ha aggiunto Massari – ha fatto grandi passi in avanti”, ma “per essere credibile, la comunità internazionale deve essere compatta. Quello che ormai chiaro è che il regime di Damasco ha perso legittimità”.
Il presidente dell’Ue, Herman van Rompuy, al termine del vertice di ieri, ha annunciato che l’Ue contribuirà a raccogliere le prove per inchiodare alle loro responsabilità chi si è macchiato delle atrocità commesse in Siria contro la popolazione civile.
Il ministro Terzi è oggi arrivato a Istanbul, dove già nelle prossime ore incontrerà il suo omologo turco Ahmet Davutoglu. Al centro dei colloqui la crisi in Siria e più in generale la situazione in tutta la regione, per avere una posizione comune alla conferenza dell’Aspen sui cambiamenti geopolitici in Medio Oriente.
Per il segretario ONU Ban ki-Moon bisogna agire al più presto, in quanto la crisi si sta aggravando di ora in ora e il quadro dei diritti umani è sempre più preoccupante. “I civili sono soggetti ad attacchi militari in diverse città, i gruppi estremisti armati hanno sfruttato la situazione per compiere atti terroristici, in particolare a Damasco e Aleppo – ha aggiunto Ban durante il suo intervento davanti ai rappresentanti dei 193 Paesi membri dell’Onu – e la persistente mancanza di accesso da parte degli operatori umanitari rende impossibile aiutare i civili sotto assedio e verificare il numero esatto delle vittime. Rapporti credibili tuttavia evidenziano che i morti hanno ben oltre superato la soglia delle 7.500 unità”.
La mancanza di azione della comunità internazionale, secondo il segretario generale, sembra aver incoraggiato la brutale repressione messa in atto dalle autorità siriane, e se la violenza non viene fermata immediatamente, per Ban, “si rischia una rapida discesa verso la guerra civile, che potrebbe tormentare il Paese per generazioni”.
Sono in molti, poi, a pensare che facendo parte del gruppo musulmano degli alawiti ed essendo legato a vari movimenti fondamentalisti, come gli Hezbollah libanesi, per di più avendo stretti rapporti con l’Iran e vari movimenti sciiti dell’Iraq, Assad sia molto più pericoloso rispetto ad altri dittatori dell’area, come Saddam Hussein o Mu’ ammar Gheddafi.
Inoltre, si chiosa da parte degli esperti, una sua eventuale deposizione forzata (come quella di Gheddafi) potrebbe avere ripercussioni molto gravi su tutta l’area mediorientale. In primo luogo, potrebbero esserci pericoli per Israele e per i cristiani e, poiché ha il consenso di una parte molto consistente del Paese, se venisse deposto con un atto forzoso, subito ci sarebbero delle ritorsioni verso i cristiani presenti in Siria, oltre a possibili attacchi contro Israele. Anzi, potrebbe crearsi un asse siro-iraniano, che attaccherebbe Israele, con tutte le disastrose conseguenze.
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