Va in fumo il boom. La sigaretta elettronica non tira più. Messa in crisi, praticamente annientata dall’annuncio del decreto che prevede tassazioni spropositate per le sigarette elettroniche e tutti gli accessori. Il fatturato è crollato del 70% per cento in sei mesi. Chiudono i negozi e i lavoratori del settore, migliaia, vanno ad ingolfare il numero dei disoccupati. Protestano i rivenditori, le loro parole sono gridi di dolore e denunce. “Questo è un omicidio premeditato contro le nostre imprese”. Mentre s’annuncia prossima l’anticipazione dell’entrata in vigore della tassazione al 58,5%, oltre al 21% Iva. Il robusto aumento servirebbe a trovare ulteriori fondi per la copertura della seconda rata Imu. Dubbi ne ha pochi il presidente dell’Associazione Nazionale Fumo Elettronico, Massimiliano Mancini. “Il calo del 70% del fatturato dipende da terrorismo mediatico”. Solita la solfa, la colpa è dei giornalisti e dei giornali. “Hanno rinfocolato alcune lobby interessate a distruggere ogni tipo di attività”. L’Anafe ha inviato una lettera aperta al ministro Fabrizio Saccomanni. “La tassazione salirebbe all’80% del prezzo finale di vendita, il che vorrà dire la chiusura del settore. E allo Stato verrebbero a mancare 117 milioni in entrate fiscali. Soldi che resterebbero solo sulla carta. E almeno 3.000 lavoratori avrebbero bisogno di sussidi, avendo già molti perso il posto di lavoro e gli investimenti”.
Il settore ha fatturato circa 350 milioni di euro nel 2012. Tremila i punti di vendita aperti, 4.000 persone impiegate, escluso l’indotto. Si parla di una previsione di ulteriore riduzione a meno di un quarto nel 2014. Minori entrate andranno ad aggiungersi alle mancate entrate da Iva, Ires, Irpef, contributi pensionistici, cedolare sugli affitti e dazi doganali.
Oggi i negozianti versano, ma domani, una volta chiusi, non verseranno più. Paradosso italiano, la coda che morde il gatto. Appare sempre più probabile l’estensione del divieto di pubblicità dei marchi delle sigarette all-e-cig. “Diventa così impossibile pensare di ottenere fondi da un settore che in pratica si sta distruggendo”.
Nato a Pisa, il Sirse (Sindacato Indipendente rivenditori sigarette elettroniche), non esclude uno sciopero fiscale. Dipenderà dall’esito dell’incontro in programma il 1 settembre a Roma. Dove verrà costituita formalmente l’associazione federale dei rivenditori, presso la Confesercenti. “Se non cambia qualcosa, chiudiamo tutti. Rivendichiamo una tassazione a prescindere, elaborata da persone che conoscono il nostro settore”.
Il boom va in fumo. La sigaretta elettronica rischia di scomparire dal mercato. L’intervento per trovare cash ed evitare il precedente aumento dell’Iva potrebbe trasformarsi in un autentico boomerang. Il rischio è forte: calo del fatturato almeno fino all’80% e migliaia di disoccupati. La maggior parte dei negozi sarà costretta a chiudere. Il gruppo Ovale ha già
disdetto i contratti di affitto della metà di 400 punti di vendita. Millecinquecento persone hanno perso il lavoro. Freschi disoccupati, andranno a pesare sul welfare. Sarà danneggiato anche il settore dell’editoria: il gruppo Ovale ha investito 2 milioni in pubblicità sui media nazionali e i rivenditori circa 1 milione su quelli locali. In tutto, 3 milioni per la promozione.
In realtà il boom, durato meno di due anni, è sul punto di andare in fumo. La spesa sarà immediatamente azzerata nel momento in cui entrerà in vigore l’equiparazione senza senso dei tabacchi: vietata qualsiasi forma di promozione. Un’iniqua mischia: le “ecigs” uguali alle bionde tradizionali. I due prodotti sono talmente differenti da risultare addirittura in antitesi. Le sigarette elettroniche sono di fatto semplicemente un aiuto per smettere di fumare. Appare in definitiva contraddittoria la manovra del Governo: tramite il ministro della Salute, pochi giorni dopo l’approvazione della legge, ha chiesto ai parlamentari aiuto per la lotta al fumo. Raccomandazione e sollecito sono arrivati fuori tempo: molti fumatori elettronici avevano già smesso di fumare. L’intervento d’anticipo dei fumatori elettronici ha contribuito di fatto alla riduzione della spesa sanitaria. E se al Governo fosse andato in fumo il cervello? Non farebbe notizia, è già accaduto tante volte.
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