Ieri la sinistra ha manifestato a Milano contro il faccia a faccia tra il vicepremier e ministro degli Interni, Matteo Salvini, ed il premier ungherese Viktor Orban. Oramai è chiaro che questa sinistra non voglia capire alcune cose e che dica il falso.
In primis, Orban non è un nazista. Infatti, Fidesz, il partito del premier ungherese, è affiliato al Partito Popolare Europeo (con Forza Italia e la CDU tedesca) e all’Unione Democratica Internazionale, con il Grand Old Party degli Stati Uniti d’America ed il Partito Conservatore del Canada.
Inoltre, gli stessi ebrei (come l’intellettuale David Goldman) dicono che la capitale ungherese, Budapest, è una delle città più sicure per loro. Non mi pare che città come Parigi, Berlino e Stoccolma siano altrettanto sicure per gli ebrei. Anzi, gli ebrei di Francia e di Svezia stanno scappando per via delle minacce da parte degli islamisti. Orban è amico del premier israeliano Benjamin Netanyahu.
In secondo luogo, la sinistra non vuole capire che l’immigrazione senza regole non è accettata in nessuno Stato civile. Paesi come la tanto menzionata Australia e gli Stati Uniti d’America hanno norme stringenti per quanto concerne l’immigrazione. Lo stesso dicasi per il Canada. Per andare nel Paese degli aceri, una persona deve avere un conto in banca ed un lavoro. Dunque, il problema nostro non è l’immigrazione in sé ma l’immigrazione senza regole. Infatti, sono state fatte entrare persone che non hanno nessuna qualifica né nessuna fonte di sostentamento. Questo è un problema per il nostro Paese, che già ha visto una crisi pesante, una crisi che ha fatto chiudere aziende e che ha creato disoccupazione tra noi italiani stessi.
Molti di questi immigrati (la maggior parte dei quali non sono profughi, poiché non provengono da zone di guerra o da Paesi in cui ci sono gravi persecuzioni) vivono di espedienti e (spesso) fuori dalla legge. Tra l’altro, a noi non servono la braccia ma i cervelli. Ci servono ricercatori, tecnici e dottori. Qui si assiste ad un paradosso. Abbiamo fatto andare via i nostri giovani laureati e diplomati mentre facciamo entrare dall’Africa persone che non hanno nessuna qualifica e che vengono impiegate solo per lavoretti stagionali. Il più delle volte, questi immigrati non lavorano e vivono di espedienti.
La sinistra deve capire che questo malcontento di una larga fetta del nostro Paese verso l’immigrazione non è razzismo, ma è un sintomo di un malessere che c’è in una popolazione italiana che si sente sempre più abbandonata dalle istituzioni. Basti pensare alla situazione dei terremotati dell’Italia centrale. Sono ancora lì che aspettano la ricostruzione.