Da un recentissimo rapporto Istat risulta che in Italia siamo in 61 milioni circa di residenti, tra questi 5 milioni sono stranieri. Il trend è inarrestabile e presto la popolazione di origine non italiana sarà la maggioranza. Sinceramente non è per me un dramma immaginare una popolazione multietnica, ma ci sono vari elementi di questo periodo storico che, invece, non mi piacciono affatto.
Sarebbe bellissimo se individui di cento diverse nazionalità potessero vivere felicemente nello stesso paese rispettandosi l’un l’altro, ma a certe condizioni. Quali? Le condizioni per me fondamentali sono il totale rispetto delle tradizioni locali, delle leggi locali, dello stile di vita, dell’etica comportamentale; la tutela incondizionata del nostro glorioso passato e presente artistico e culturale e anche culinario.
Non mi piace più il multiculturalismo quando qualcuno esige smontare un crocefisso dalle pareti delle nostre scuole o dei nostri ospedali; non mi piace se si devono cambiare i menù negli asili perché il maiale non è gradito; non mi piace la sharia mentre milioni di persone la invocano con veemenza; non mi piace quando ci considerano infedeli; non mi piace vedere sciami di nullatenenti in ciabatte che smerciano capi taroccati senza licenza alcuna; non mi piacciono le moschee quando diventano covi politici incontrollati; non mi piace che i nostri Comuni rilascino centinaia di licenze a centri massaggi cinesi, dove si svolgono professioni assai dubbie; non mi piacciono migliaia di prostitute per la strada. Non ritengo giusto che nelle nostre carceri vi siano oltre la metà di stranieri.
Quando si paragona questa immigrazione biblica a quella di un secolo fa negli Stati Uniti, si sbaglia di brutto. Negli USA, ancora oggi, è necessario adeguarsi alle loro leggi e anche volando basso e rispettando la bandiera e la costituzione, l’esercito e le istituzioni.
Un’Italia che non sarà più riconoscibile come tale, non sarà più Italia. Lasciamo stare per ora i Rom che manteniamo a spese nostre. I nostri dialetti stanno terminando la loro vita con questa generazione, dopo un’agonia iniziata negli anni settanta. Un inestimabile patrimonio come i dialetti muore per sempre davanti all’indifferenza globale. L’Italia era un paese meraviglioso e non è razzismo, certo non lo è affatto, dichiarare che gli ospiti stranieri hanno il dovere di rispettarlo e non hanno alcun diritto di plasmarlo a loro gusto e piacimento.
L’ultimo degli immigrati ha diritto di diventare premier se lo meriterà, ma non dimentichiamo che ha anche i doveri di non essere invadente e pretenzioso, arrogante o irrispettoso. Lo so, non è semplice amare il proprio paese, io non l’ho mai amato totalmente se non dal lato della sua natura (mari, fiumi, città, montagne). A noi è sempre mancato il patriottismo tipico degli anglosassoni, degli USA, l’amore e l’onore per la bandiera e ora, con l’invasione straniera, temo che sarà spazzata via ogni musicalità elegiaca della nostra arte antica quanto Roma.
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